sabato 30 giugno 2007

La persuasione occulta.

II controllo dei Mass-media costituisce uno degli strumenti più efficaci con cui le forze della Controtradizione gradualmente perseguono il progetto di livellare l’Umanità, rendendola omogenea e facilmente manipolabile. Si mira, in maniera precisa, con le immagini, il commento e soprattutto con l’ideologia, a cui esse sempre sottostanno, a controllare i processi mentali delle folle, a disattivare in esse la capacità di pensare ed il senso critico, che ostacolerebbero l’assorbimento passivo di ciò che gli “strumenti di persuasione” diffondono.

Riferendoci in particolare alla cinematografia apprendiamo che l’élite di Hollywood dirige da sempre la produzione cinematografica statunitense, promulgando e imponendo il sistema di vita e di valori della civiltà americana alle masse di tutto il mondo. Lo dimostra il fatto che il 70% dei circuiti di distribuzione europei è in mano agli Stati Uniti ed addirittura l’80% di quelli africani, asiatici e sudamericani.


Parallelamente un’azione di propaganda ancora più capillare è svolta dai film confezionati per la televisione che diffondono un “nuovo genere di cultura” fondata sui valori e sugli obiettivi individuali e sociali tipici del “grande sogno americano” decantato oggi come la più alta aspirazione dell’essere umano.


Nel mondo della fiction televisiva, chiuso in sé stesso in un crescendo autistico di compiacimento, le virtù della modestia, della moderazione, della coscienza dei propri limiti e del controllo di sé non hanno collocazione. Lo straniero, il diverso, nella produzione di Hollywood non esiste se non come nemico. Chi non rientra nel testamento dello zio Sam è un incivile da combattere alla prima occasione.


II cinema svolge dunque un ruolo fondamentale nell’educazione dei “barbari” ai valori dell’american way of life, in cui primeggia un individualismo istituzionalizzato che trova terreno fertile in una massa ispirata al mito del self made man, dell’ “uomo che si è fatto da sé”. Tale figura, oltre a sviluppare le proprie velleità su un piano puramente materiale, elimina il ruolo fondamentale che nel mondo della Tradizione è ricoperto dalla Vocazione, che permette ad ognuno di realizzarsi in accordo con la propria natura e con le proprie attitudini, svolgendo la propria funzione con una dedizione disinteressata, e lo sostituisce con il sentimento dell’Ambizione personale, illudendo che tutti possano fare tutto, promettendo i ruoli di maggiore responsabilità (e prestigio) non a chi è oggettivamente più portato ma a chi riesce ad accaparrarseli, come se questa abilità dimostrasse di per sé le qualità di un dirigente. In questo sistema non è importante la qualificazione personale, ottenuta dalla realizzazione delle possibilità legate alla propria natura, ma il risultato che si riesce ad ottenere nella “gara” contro gli altri.


Nei film made in U.S.A. un altro mito ricorrente è quello dell’ “uomo comune”. Egli è un individuo eroico che dietro la sua apparente semplicità e goffaggine nasconde una forza profonda ed insospettata che sembra quasi derivargli dal suo essere una brava persona e che gli permette di superare ostacoli di ogni genere. E’ l’apologia della mediocrità. La forza e la virtù non sono più figlie dell’impegno e del sacrificio, ma del modo di vita borghese. Si pensi a quanti supereroi, nella fitta selva dei telefilm americani, si nascondono dietro un innocuo impiegato o un comune studentello.


D’altra parte la figura stessa del borghese-supereroe tradisce una certa analogia con la concezione che gli U.S.A. -lo stato borghese per eccellenza- hanno della politica estera, nella quale pretendono di essere inseriti con il titolo di garanti dell’ordine costituito, spesso interpretando questa loro funzione come una consegna divina. Ce n’è abbastanza da far impallidire Bat­man!


Ma di divino la forza bruta ha ben poco. Su queste basi la funzione tradizionalmente svolta dell’Impero di origine divina è stata capovolta - per presupposti, metodi e fini- e sostituita dalla sua parodia, l’Imperialismo, di cui gli U.S.A., tra basi Nato e colonialismo culturale, sono tra i migliori rappresentanti. E non dimentichiamo il ruolo dell’esercito americano, che nei film dimostra di lottare, più che per la sua nazione per i valori di libertà, giustizia e democrazia dei quali gli Stati Uniti si considerano i paladini.


L’ “our boy” (nostro ragazzo) americano è l’eroe che combatte per l’umanità, contro ogni differenza etnica e nazionale. Questa -missione universale, però, dietro la facciata dell’antirazzismo, nasconde una forma di discriminazione ben più subdola e deleteria. E’ l’annullamento delle differenze, il tentativo di schiacciare l’identità dell’altro fino a ridurlo all’uguaglianza. Come a dire: “io ti rispetto non perché tu sei tu, ma perché sei uguale a me, e affinché tu sia uguale a me è necessario che tu faccia tuo il mio sistema di valori”. Basti pensare ai circa 215 casi di intervento armato in ogni parte del mondo (i più eclatanti in Iran, Nicaragua, Libano, Panama e Iraq) e alla celebre frase di H. Truman, il presidente americano che ha deciso il bombardamento atomico di Hiroshima: “Ho la sensazione che Dio abbia creato la nostra nazione e l’abbia portata al suo attuale livello di potenza per adempiere ad un grande compito - quello di difendere i valori spirituali, il codice della moralità contro le potenti forze del male che cercano di distruggere questi valori”. Sempre connesso al mito del self made man c’è quello dell’outsider, del fuorilegge che ridicolizza e mette in crisi le strutture ufficiali della società, che siano quelle militari, civili o poliziesche. Gli esempi sono più che numerosi; ma limitandoci a quelli più famosi, pensiamo a Rambo, che si conquista la simpatia del pubblico grazie al suo combattere per sé stesso, o a Kershey, protagonista del film “Il giustiziere della Notte”, che, abbandonato dalla polizia, si fà giustizia da solo. La figura dell’outsider, in fondo, non è in contraddizione con quella del “self made man”. In questa società fondata sull’individualismo non è inconcepibile, vista l’importanza data agli interessi personali, che qualcuno scelga una scorciatoia verso i propri obiettivi…


E’ chiaro che esiste un’élite tecnico-scientifico-industriale che fa apparire libero ed autonomo il “progresso sociale e culturale dei popoli” che è invece frutto di una sottile e suadente opera dì pluridecennale martellamento propagandistico.


La portata di queste considerazioni ci mette in evidenza l’enorme potere persuasivo che le forze dell’Avversario ottengono dal controllo dei mezzi di comunicazione di massa, al cui raffronto l’insieme delle pubblicazioni a carattere tradizionale può apparire come un sassolino di fronte ad una montagna.


Lungi dallo scoraggiarci, questo garantisce un’ulteriore pietra di paragone per quanti si trovano ad essere indecisi tra le allettanti proposte del mondo moderno e il richiamo verso il messaggio della Tradizione.


Da questa selezione le schiere della Tradizione non potranno che uscire ancora una volta qualitativamente rafforzate.


“Che ragione vi è di ridere, di essere contenti, quando tutto è in fiamme? Ravvolti dalle tenebre, non cercate una luce?” Buddha


Tratto da:RAIDO - CONTRIBUTI PER IL FRONTE DELLA TRADIZIONE


Anno II Numero 1 - ROMA - Equinozio d’Autunno 1996



(Tratto dal sito: www.azionetradizionale.com)


Video sulla Palestina.

 

Scontri a Villa Ada a Roma a un concerto della Banda Bassotti. Affermazioni, banalissime e superficiali, dei vip bipartisan.

LEGGIAMO. “Una ventina di persone con il volto coperto dai caschi ha fatto irruzione a Villa Ada, a Roma, al termine del concerto rock del gruppo «Banda Bassotti», e si è avventata impugnando dei bastoni contro alcuni ragazzi. Il bilancio dell'aggressione è di due feriti. «Il nostro Paese non ha certo bisogno di fatti come quelli accaduti a Villa Ada. Un fatto ignobile per il quale ci adopereremo per consegnarne i responsabili alla giustizia» ha dichiarato il sindaco di Roma Walter Veltroni commentando l'aggressione”. (Corriere della sera). Gianni Alemanno ha definito grave l'episodio e ha sostenuto che certa gente nasconde il disagio sociale dietro sigle politiche che con la politica non hanno nulla a che vedere. (Messaggero). COMMENTIAMO. E così la sentenza è stata scritta: senza aver disposto alcun approfondimento, i politici fanno a gara nel manifestare sdegno per un'azione che, al pari di noi, non sanno minimamente come si sia svolta. Eppure dovrebbero essere vaccinati per le migliaia di volte in cui il resoconto dei fatti è stato dato subito a senso unico rivelandosi in seguito completamente falso. Ma non conta: nella catena delle protezioni non costa mai nulla, anzi paga, prendersela con chi è il meno protetto. E chi sia il meno protetto in assoluto in Italia non è un mistero per nessuno. Il timore di un'escalation dopo lo scontro di Villa Ada è stato poi paventato in un clima bipartisan; d'accordo, controfirmiamo. Ma nessuno, dicasi nessuno, ha messo in evidenza che il tema del concerto della BB era “ama la musica, odia il fascismo”. Posto che di musica si tratti (ma è soggettivo) cosa c'entra la musica con il fascismo e con l'antifascismo? E cosa c'entra con l' “odio”?. E perché mai seminare odio? E se si semina odio e si raccoglie tempesta, un po' di colpa la si ha o no? Banda Bassoti & co hanno sfacciatamente una gran parte di responsabilità. Che ne dite sindaco Veltroni ed ex ministro Alemanno? Vi piace così tanto l'istigazione all'odio da soprassedere quando commentate in politichese corretto?



Tratto dal sito www.noreporter.org, articolo di Gabriele Adinolfi.

venerdì 29 giugno 2007

Avanti tutta, Rostock!





Nuovo negozio non-conforme a Rostock in Germania,

ha subito più di un'attacco infame...

 

Ma ovviamente, ESISTE & RESISTE!

Esattamente quarant'anni fa moriva Primo Carnera, il più grande pugile italiano.

SIAMO TUTTI PRIMO CARNERA!

Articolo uscito sul quotidiano "Rinascita", scritto da Francesco Amato.




Vorrei iniziare questo articolo immaginando di stare in uno di quei film, che narrano le avventure di qualche eroe del passato quando si vede la scena di un ragazzo che entra dentro un’antica bottega piena di libri e scova un volume impolverato ed inizia a leggerlo di nascosto. Durante quella lettura scoprirà l’esistenza di un personaggio che da quel giorno diventerà il suo eroe, il suo punto di riferimento, un continuo sostegno nelle battaglie della vita. Ritengo di interpretare bene in questo modo i sentimenti che racchiude dentro di sé Emilio Del Bel Belluz (obbligatorio l’accento sulla “ù”) se penso alla storia del suo legame ideale con il pugile italiano Primo Carnera. E’ una passione che nasce spontanea in un paesino del Veneto, davanti a un poster che raffigura il gigante di Sequals avesse scoperto l’eroe della sua infanzia/adolescenza, non dalla televisione o dai fumetti ma da una storia vera tramandata e raccontata attraverso i ricordi degli anziani del suo paese e le pagine delle riviste pugilistiche dell’epoca. Primo Carnera diventa una passione, un mito da cercare e da imitare nella circostanze di tutti i giorni, e più passa il tempo più si scoprono aspetti ammirevoli della sua vita legati alle sue virtù umane ai suoi modi di fare tipici di un uomo con un cuore enorme. E’ come un’amicizia nata per caso che si ingrandisce di giorno in giorno, coltivata tra i ritagli di giornale e i commenti delle grandi penne del giornalismo sportivo ma soprattutto anche grazie ai contatti con i pugili contemporanei. La passione per Primo Carnera infatti diventa inevitabilmente, e non poteva essere altrimenti, la passione per il pugilato e per tutto quello che rappresenta. Le storie di ogni pugile sono dei romanzi affascinanti pieni di gloriose vittorie, di drammatiche sconfitte, di solitudine, ma anche di tanta tanta solidarietà. Ed ognuna di esse lascia nel cuore un pizzico di nostalgia per un modo di vivere semplice fatto di cose genuine come può essere una moglie e un figlio che ti aspettano a casa dopo un incontro o un amico che ti abbraccia dopo una sconfitta. Ecco perché da Primo Carnera l’interesse per la boxe di di fronte a cui un ragazzino di 10 – 13 anni non può non rimanere a bocca aperta a sognare di diventare forte come quel grande uomo che ha esaltato l’Italia intera. E’ come se un bel giorno Emilio Del Bel BelluzEmilio Del Bel Belluz è rimbalzato verso altri campioni più o meno sconosciuti che hanno calcato i ring italiani e americani lasciando un pezzo di storia e di esempio di vita per tutti. Così questa passione, questo amore per il mondo del pugilato e per i suoi protagonisti si trasforma in un libro dal titolo “Carnera e i miei campioni”. Un titolo che dice tutto. Per Emilio Del Bel Belluz parlare dei campioni della boxe è come ripercorrere un po’ le tappe della propria vita passata a seguire le vicissitudini dei vari pugili che hanno solcato le platee sportive del passato. Dante Canè, Mino Bozzato, Rocky Marciano, Adriano Rosati, sono alcuni dei “suoi” campioni cui dedica un capitolo del libro. Ognuno con aneddoti e storie personali che ci lasciano esempi di tenacia, sacrificio, umiltà, cameratismo, che solo il pugilato per certi versi ci può dare in maniera così chiara. Ma naturalmente al di sopra di tutto quasi fosse lui ad aver inventato il pugilato c’è il gigante buono, l’umiltà fatta persona, Primo Carnera. Durante la conferenza di presentazione, l’autore del libro ha parlato di Carnera come di un amico; e penso che lo sia veramente perché quando due uomini sono accomunati da un medesimo sentire, da uno stesso modello di vita, anche se non si sono mai incontrati è come se si fossero conosciuti da sempre. Basta amare la propria terra e sentirsi attaccati alla comunità umana del proprio paese per identificarsi con il pugile di Sequals il cui senso di appartenenza all’Italia e ai suoi concittadini lo ha dimostrato senza ombra di dubbio in numerose occasioni nonostante la sua povertà, prima, e la sua carriera, dopo, l’abbiano portato lontano dall’Italia. Un sentimento sincero che non gli fece mai dimenticare le sue origini povere spingendolo ad aiutare costantemente molti suoi amici (anche ex pugili rivali) in difficoltà. Miglior luogo per parlare di Carnera non poteva non essere la Palestra Popolare che porta il suo nome, sita in una borgata romana dove la speculazione edilizia degli anni ’70 e ’80 l’ha fatta da padrone, creando un quartiere privo di spazi sociali per giovani, punti di riferimento aggregativi. Ora che nella zona grandi gruppi economici costruiranno enormi centri commerciali rivolti a tutta Roma l’area vedrà moltiplicarsi il traffico di auto e persone, ma non avrà nessun tipo di beneficio nei rapporti umani comunitari anzi si creerà ancora più distanza tra la gente sempre più assorbita dal consumismo e dall’egoismo sociale. In tutto ciò la Palestra Popolare Primo Carnera (P. P. P. C.) ripropone un ambiente dove oltre a praticare sport in maniera sana e spartana si cerca di reimpostare delle relazioni umane basate sulla solidarietà sociale, sul rispetto per il proprio vicino in quanto facenti parte di una stessa comunità di quartiere. Il tutto sotto l’esempio virtuoso di Carnera il cui amore per il proprio paese natio di Sequals deve essere fonte di imitazione per ognuno di noi. Se il sentimento di appartenenza al proprio territorio è un punto fermo da raggiungere, l’ideale della lotta e del sacrificio per difenderlo è un altro aspetto da infondere nei giovani che numerosi si stanno avvicinando alla palestra. E il pugilato insegnato come metafora del combattimento interiore prima che come disciplina sportiva volta all’abbattimento dell’avversario, può diventare un eccellente strumento di educazione della volontà al sacrificio, al sapersi rialzare di fronte alle sconfitte della vita. Emilio Del Bel Belluz citando atleti come James J. Braddock (Cinderella Man), Cassius Clay, e tanti altri minori, ha marcato proprio questo aspetto caratteriale cui il pugilato ispira più di altri sport. Non c’è impresa più difficile di quella di un pugile che si rialza dopo essere caduto al tappeto, perché in quel momento oltre al peso dei pugni sente anche il peso della solitudine, della delusione di coloro che credevano in lui. E lo stesso Carnera ci ha dimostrato come reagire di fronte a pesanti cadute come quando perse il titolo mondiale contro Max Baer e venne abbandonato da coloro che pensavano solo di arricchirsi dietro alle sue spalle e da una certa carta stampata ingrata e spietata. Ma la forza di una famiglia salda e delle amicizie vere sono l’unica ancora di salvezza di un uomo che in questo modo saprà sempre rialzarsi qualsiasi cosa accada. L’importanza vitale che una moglie fedele, dei figli amorevoli, degli amici sinceri, hanno nella carriera di un pugile non sono mai messi in evidenza eppure nella storia del pugilato una grande fetta di campioni ha iniziato e finito la propria parentesi sportiva con un obiettivo principale da coltivare: la famiglia. Alla platea che assisteva alla conferenza questi messaggi sono arrivati come tanti “diretti” in testa partiti da dentro il piccolo ring della P.P.P.C. su cui era allestito il banchetto da dove l’autore ed il presentatore parlavano. E molti ragazzi accorsi per ascoltare la relazione, praticanti e non della boxe, se ne sono andati con un amico in più nel cuore perché quando si parla di lotta, di passione, di difficoltà da superare, tutti noi ci guardiamo dentro e fuori cercando disperatamente qualcuno e qualcosa a cui aggrapparci per poter andare avanti e rialzarci a testa alta. Quella sera questo qualcuno lo abbiamo trovato nel campione italiano di Sequals, nel suo pugilato e nella sua vita umanamente a noi vicina che ci spinge a dire: “anch’io voglio essere come Primo Carnera, anch’io voglio combattere come lui!” Forza ragazzi.

Il TFR è TUO!







Entro il 30 giugno i lavoratori italiani che non comunicheranno ai datori di lavoro la propria contraria volontà vedranno automaticamente trasferita la loro liquidazione maturanda in fondi privati senza garanzia di stabilità. Tutto ciò avverrà grazie al criminale principio del silenzio assenso e con il complice silenzio mistificatore dei maggiori sindacati.
Senza precise indicazioni (in base al principio criminale del silenzio-assenso) le somme verranno automaticamente in vestiti in fondi privati. (e possiamo immaginare chi ne gioverà).



Sul sito www.progettotorino.org trovi i moduli da scaricare.


giovedì 28 giugno 2007

11 (per non dire 88!) buoni motivi per acquistare nei negozi del tuo quartiere.




Perché sono i tuoi vicini.


Perché li hai a portata di mano.


Perché i politici rispondono agli interessi delle catene multinazionali (grandi supermercati, centri commerciali, etc.) promuovendo leggi che soffocano il piccolo commerciante.


Perché non è vero che nella grossa distribuzione tutto costa meno.


Perché nel momento di dare risposte ai problemi del quartiere si può contare su di loro.


Perché sono sempre più colpiti dalla pressione fiscale.


Perché i nostri quartieri sarebbero molto brutti senza di loro.


Perché nei negozi del quartiere la gente continua a conoscersi e a parlare.


Perché troviamo un trattamento personalizzato e il servizio migliore.


Perché senza di noi come clienti molti negozi dovrebbero chiudere e aumenterebbero la disoccupazione e la crisi.


Perché vogliamo tutti un quartiere più degno e a dimensione umana.


Non vi bastano?



The Guns Of Verona Beach, 270 Bis.







"....Ma se possono arrestarci

non potranno mai fermarci

finché il cuore batterà

il mio canto si udirà

per il sangue e per la terra

per la nostra libertà

…Per la Patria..."



"Indagati 17 giovani. La Digos di Verona da questa mattina sta eseguendo diciassette decreti di perquisizione e sequestro."


Il passaggio del testimone.

Incursioni a Gaza, morti 11 palestinesi.

GAZA - Sono almeno undici le vittime, oltre a circa 50 feriti, conseguenza di un'incursione aerea e di terra condotta dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti mediche. Le operazioni militari delle truppe di Gerusalemme - che hanno condotto un raid aereo e due azioni di terra - sarebbero ancora in corso.


GLI OBIETTIVI - Il raid aereo è stato condotto contro un dirigente del braccio armato della Jihad islmaica, Raed Fanuna, che è stato centrato e ucciso da un razzo mentre era in automobile. Le incursioni sono state avviate nella prima mattinata nelle zone del valico di Sufa (nel sud della Striscia di Gaza) e di Karni (zona centrale di Gaza). Nel sud le forze israeliane hanno puntato in direzione di Khan Yunis. Negli scontri a fuoco successivi è rimasto ucciso un palestinese. Le forze passate dal valico di Karni si sono dirette invece verso il rione di Sajaya (Gaza) dove risultano esserci tre palestinesi uccisi. Obiettivo della operazione, è stato spiegato a Tel Aviv, è «la distruzione di infrastrutture terroristiche» fra cui depositi di armi e tunnel scavati a fini militari. Al termine delle operazioni le forze israeliane rientreranno nel Neghev, hanno previsto fonti militari.



mercoledì 27 giugno 2007

Arsenio Lupin, 100 anni fa nasceva il ladro gentiluomo.




Marius Jacob, l’uomo la cui vita si narra abbia ispirato la leggenda di Arsenio Lupin.




Arsenio Lupin, che sapeva trasformare il furto in un'opera d'arte, ha compiuto 100 anni. Il ladro gentiluomo creato dalla penna dello scrittore francese Maurice Leblanc (1864-1941) venne pubblicato per la prima volta in volume nel 1907.
Ambientato nella Parigi della belle epoque tra spregiudicati aristocratici e borghesi "rispettabili", il primo volume della serie si intitolava "Arsenio Lupin ladro gentiluomo" e conteneva nove racconti. Lupin viene descritto come allegro, beffardo, cinico e raffinato; acrobata, attore, prestigiatore; gentile con i deboli, perfido con i potenti. Passaggi segreti, casseforti inviolabili, gioielli reali, impenetrabili castelli: nessun ostacolo ferma l'affascinante principe dei ladri che in ognuna di queste storie dà prova di fascino e di astuzia, mettendo a segno le imprese più audaci, assumendo le identità più eclettiche, utilizzando le strategie più rocambolesche. Il volume di Leblanc si rivelò un tourbillon di colpi sensazionali che trascinavano il lettore in un labirinto di trame e di avventure. Arsenio Lupin era nato tuttavia nel 1905, due anni prima della pubblicazione del primo libro di Leblanc. Il successo fu immediato e duraturo: non è stato solo il protagonista di numerosi romanzi ma anche di film e telefilm di produzione francese che hanno poi riscosso successo in decine di Paesi, tra cui l'Italia. Maurice Marie Emile Leblanc è stato lo scrittore francese conosciuto principalmente quale creatore del ladro gentiluomo Arsenio Lupin, spesso definito il concorrente francese del personaggio Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle. Dopo aver studiato in svariati paesi e aver abbandonato gli studi in legge, Leblanc si spostò a Parigi dove iniziò a scrivere racconti gialli. I suoi racconti, che furono largamente influenzate da scrittori quali Gustave Flaubert e Guy de Maupassant, vennero apprezzate dalla critica, ma inizialmente non ebbero grande successo commerciale. Leblanc era considerato poco più di uno scrittore di brevi storie per gli svariati periodici francesi di quell'epoca e proprio in uno di questi apparve per la prima volta il personaggio di Arsenio Lupin (1905). Probabilmente influenzato dal grande successo di Sherlock Holmes, e in reazione ad esso, l'intrigante ladro gentiluomo portò inaspettatamente Leblanc al successo. Nel 1907 incominciò a scrivere veri e propri romanzi incentrati su Lupin, ottenendone buoni profitti, assieme alle buone critiche, tanto da essere spinto a dedicare la sua intera carriera successiva esclusivamente a questo personaggio. A differenza di Conan Doyle, che a volte tentò opere di maggiori ambizioni letterarie, Leblanc non sembrò mai stancarsi del suo personaggio e continuò a scriverne fino agli anni '30. Venne premiato con la legion d'onore per la sua opera.



Da: www.rinascita.net

Hobbit, botta e risposta!

Qualche domanda agli amici del gruppo Hobbit che da tredici anni fanno parte integrante della Musica Alternativa italiana.











Quando e come avete iniziato ad avvicinarvi alla musica alternativa?


Nei primi anni 90 ci capita per le mani una cassetta dal titolo "gioventù&libertà" gruppo ZPM.Da subito ci lasciamo rapire da quella musica  così diversa.Da quel giorno la Musica Alternativa è diventata parte del  nostro essere e così quando nel 1994 decidiamo di formare il gruppo Hobbit è sembrata una logica conseguenza di un amore nato un po' di anni prima.




Avete preso ispirazione da qualche gruppo?


Ovviamente gli ZPM per i motivi esposti sopra,poi Massimo Morsello che mai abbiamo dimenticato,i 270 Bis,e gli inossidabili Intolleranza.





Sono passati tredici anni ormai, tra concerti, manifestazioni, risate e amici. Qualcuno vi ha lasciato, altri si sono aggiunti. Quale episodio sarà impossibile dimenticare in questi anni di attività musicale?



In 13 anni sono davvero tanti gli episodi che ti scorrono davanti quando ti volti indietro.Stiamo scrivendo un libro proprio per racchiudere su carta tutte queste esperienze.Abbiamo sempre detto che tutti hanno contribuito alla causaHObbit anche chi ha suonato per un solo giorno.



Avete dei lavori in cantiere? Idee per il futuro?

Tante cose bollono in pentola.Stiamo registrando il nuovo Cd dal titolo "L'impero contrattacca",poi come detto sopra il libro,poi un DVD con le immagini più belle dei concerti e non solo ed infine un CD-live.può bastare no...?Un 'iniziativa che lanceremo a breve sul forum del nostro sito è il tesseramento per l'HobbitKlan.Sono sempre di più i ragazzi che ci seguono con passione in tutta Italia.per questo motivo abbiamo deciso di radunare i fedelissimi .Dal primo Settembre saranno disponibili le tessere del Klan. Chi la richiederà avrà diritto ad uno sconto all'ingresso di ogni concerto Hobbit,sull'acquisto del nostro materiale (cd inclusi) e tanto altro..



Prossimi appuntamenti?

Ehmm in realtà dovremmo fermarci un po' per concludere le registrazioni di questo nuovo cd. Però come non darci appuntamento il 7 luglio a CasaMontag per un grande concerto con Ultima Frontiera,SPQR,Corsari Neri...



Spazio ai saluti, qualcuno in particolare?

Bhè salutiamo sempre con Piacere il Gazza senza il quale probabilmente non ce l'avremmo mai fatta,poi tutti i camerati di Perugia che sempre ci hanno sostenuto e tutto l'HobbitKlan.






Sito ufficiale: www.hobbit1994.net



INCURSIONI ISRAELIANE A GAZA, ALMENO SEI MORTI.

GAZA - Sono almeno sei i palestinesi rimasti uccisi nella Striscia di Gaza nel corso di un due incursioni terrestri e di un raid aereo condotti dall'esercito israeliano. Lo riferiscono fonti locali.



Il raid e' stato condotto contro un dirigente del braccio armato della Jihad islmaica, Raed Fanuna, che e' stato centrato e ucciso da un razzo mentre era in automobile. Le incursioni sono state avviate nella prima mattinata nelle zone del valico di Sufa (nel sud della Striscia di Gaza) e di Karni (zona centrale di Gaza). Nel sud le forze israeliane hanno puntato in direzione di Khan Yunis.



Negli scontri a fuoco successivi e' rimasto ucciso un palestinese. Le forze passate dal valico di Karni si sono dirette invece verso il rione di Sajaya (Gaza) dove risultano esserci tre palestinesi uccisi. Obiettivo della operazione, e' stato spiegato a Tel Aviv, e' ''la distruzione di infrastrutture terroristiche'' fra cui depositi di armi e tunnel scavati a fini militari. Al termine delle operazioni le forze israeliane rientreranno nel Neghev, hanno previsto fonti militari.



Da: www.ansa.it

martedì 26 giugno 2007

Il solito Porta a Porta...

Inno alle prostitute.



Nel più noto salotto italiano, abitualmente frequentato da personaggi che, per costume, indole e mestiere, vendono l’anima, appaiono qualche volta donne che vendono, con grande dignità, solo il loro corpo.
Per esempio, il 16 maggio, appunto a Porta a Porta, di tali ospiti ce n’erano due: non particolarmente attraenti, non siliconate, non mostravano l’ombelico attraverso la scollatura o l’ugola vista dal basso, così come si suole tra la maggior parte delle abituali ospiti di quel famoso salotto, ma, vivaddio, erano persone VERE. Pur circondate da politici senza identità, dallo sguardo severo e ostentanti una ingiustificata superiorità, le Signore in questione brillavano per coraggio e trasparenza. Tra il conduttore preoccupato dell’indice di ascolto ed i politicanti attenti alle parole per racimolare consensi e non perdere voti, alla fine le uniche a non avere secondi scopi erano proprio le prostitute. E quando una di loro si è permessa di denunciare violenze subite a seguito di un fermo di polizia, apriti cielo: Le hanno levato la parola, approfittando della presenza del ministro della giustizia, hanno improvvisato un processo all’istante, e la Signora è scomparsa in un atimo dalla poltroncina di pelle bianca, senza neanche i consueti saluti e ringraziamenti del dott. Vespa. Ma che vergogna! E quanta ipocrisia nel non dare il giusto peso e la debita attenzione alle parole dell’altra Signora rimasta in trasmissione che, all’accusa di essere una schiava, rispondeva di esserlo stato solo una volta nella vita, lavorando a nero come barista per 70 ore settimanali a 600mila lire al mese. Uno Stato serio dovrebbe seriamente cercare di reprimere ogni forma di sfruttamento, di coercizione e di violenza (nella fattispecie tutti effetti della legge Merlin) e non perseguire e punire le libere scelte individuali, spesso frutto delle carenze del Sistema: Le Signore dell’amore hanno sempre suscitato la mia simpatia. Forse per le storie che mia madre, gentildonna d’altri tempi, di grande moralità ma non moralista, profuga d’Africa e moglie di prigioniero di guerra, mi raccontava circa l’atteggiamento fiero delle prostitute Italiane che, dopo la caduta di Asmara, si rifiutavano al nemico inglese, mentre alcune signore, mogli di combattenti al fronte, non avevano remore a passare le serate in compagnia di ufficiali britannici. Oggi ho 55 anni e personalmente non sono interessato al sesso a pagamento, ma non me la sento di assumere atteggiamenti di condanna, sempre che le prestatrici d’opera siano libere ed incondizionate. Certo, per questa ultime, il meretricio non deve aver rappresentato la migliore scelta di vita, ma forse solo quella che restava , umiliante ma coraggiosa, dura e pericolosa ma genuina, chiara, netta. Si chiamano prostitute, non vallette, veline, massaggiatrici, segretarie tutto fare. Quando vendono mezz’ora di amore, prendono il compenso e tutto finisce lì. Non chiedono altro. Non ottengono il “successo”. Non diventano accompagnatrici di calciatori e uomini d’affari. Loro invecchiano dignitosamente… da prostitute.



Da: www.rinascita.net

Scarica, stampa, diffondi.





Come fare adesivi a basso costo? Semplicissimo.



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Inizia la tua rivoluzione, diffondi la verità!

Ricchi più ricchi, poveri più poveri.

Una lucida analisi, presa dal quotidiano "Rinascita", tratta da Best Before edito da Macro Edizioni.



La globalizzazione deve essere considerata come una conseguenza del turbocapitalismo. Con questo termine si individua una miscela esplosiva fatta da capitali presi a prestito a bassi tassi di interesse ed un mare di strumenti finanziari derivati presenti sul mercato.  Questa miscela funziona proprio come il protossido di azoto nelle automobili da corsa: una volta iniettato nel motore, fa raggiungere performance strepitose. Tuttavia il protossido d’azoto può anche causare l’esplosione del motore se usato in maniera irresponsabile o soprattutto per un tempo eccessivo alla tolleranza meccanica e termica del motore.
Immaginate pertanto la globalizzazione come il raggiungimento di elevata velocità per un motore (sistema capitalistico) in cui viene iniettato il protossido d’azoto (capitali di debito a tassi bassi e strumenti di copertura finanziari). Il motore può girare con performance da capogiro per qualche decina di minuti, dopo deve essere completamento smontato e rettificato. Se l’alimentazione a protossido d’azoto si protrae per oltre i dieci minuti, potete tranquillamente aspettarvi l’esplosione della testata dei cilindri.  Quindi per analogia come il protossido d’azoto crea conseguenze al motore di un’auto sportiva, allo stesso modo la globalizzazione crea conseguenze al sistema economico, conseguenze che in alcuni casi possono assomigliare all’esplosione della testata dei cilindri. Nel nostro caso, le conseguenze colpiscono tre sfere tra loro differenti: quella economica, finanziaria e sociale. Vediamo per iniziare quelle economiche. La globalizzazione rappresenta uno stadio terminale in quanto sta portando il sistema economico odierno al collasso industriale e finanziario. Questa affermazione può sembrare molto forte da udire, ma lasciatemi fornire le dovute spiegazioni ed alla fine converrete con me sul raggiungimento di questa conclusione. La globalizzazione a dispetto del capitalismo classico è fautrice di enormi sperequazioni sulla ricchezza prodotta, vale a dire che quest’ultima non viene suddivisa e distribuita in maniera proporzionata a chi ha contribuito a crearla. Attenzione: non che il capitalismo classico sia indenne da critiche, ma rimane tutt’oggi il sistema economico in grado di creare la maggiore diffusione di benessere e prosperità a fronte di limitati episodi di sfruttamento. Si deve al sistema capitalistico classico la nascita della media borghesia: la classe sociale che rappresenta la componente sociale trainante per la crescita di ogni nazione. La globalizzazione, invece, accentua profondamente questa sproporzione e disomogeneità, arrivando a creare solo due classi sociali: i molto ricchi (una minoranza) ed i molto poveri (la maggioranza), sopprimendo lentamente, per le conseguenze economiche e sociali che derivano, proprio la classe media borghese. Con la globalizzazione, i grandi stabilimenti ed i posti di lavoro vengono trasferiti in aree del globo terrestre in cui la manodopera è particolarmente più a buon mercato. Successivamente l’output produttivo (beni, prodotti, merci) di questi stabilimenti industriali delocalizzati viene importato proprio nel stesso paese in cui gli stabilimenti industriali sono stati chiusi e trasferiti. Questo processo non crea ricchezza: quanto piuttosto sperequazione. Infatti non si arricchisce nessuno, se non le multinazionali ed i gruppi industriali artefici di queste ristrutturazioni aziendali. Nel paese di origine, migliaia di lavoratori vengono privati del loro posto di lavoro iniziale, e nel paese in cui la produzione è stata trasferita, migliaia di nuovi lavoratori vengono sfruttati a fronte di un salario ridicolo. Entrambi questi paesi sono uno legato all’altro, entrambi questi paesi sono destinati a collassare. Il primo, quello originario, a causa di una progressiva perdita di capacità di consumo dovuta ad una sensibile contrazione del tenore reddituale (che diventa saltuario o a singhiozzo). Il secondo paese, quello sfruttato per la manodopera locale, percepisce un iniziale lieve miglioramento grazie ai posti di lavoro trasferiti, ma rimane il fatto evidente che la sua popolazione non ha la capacità di spesa del primo. Questo determina un vero e proprio effetto stile protossido d’azoto, in quanto le grandi aziende che hanno delocalizzato aumentano semestre dopo semestre i loro profitti (in quanto vengono abbattuti i costi di manodopera). I ricavi di vendita, tuttavia, trovano manifestazione economica ancora e solo nel paese originario, in quanto il mercato interno del paese in cui si è delocalizzato non è in grado di assorbire merci o prodotti per mancanza di una classe sociale sufficientemente abbiente. Nel frattempo, e questo è un fenomeno molto lento e progressivo, il paese originario vede ridursi proprio la sua capacità di consumo interno, in quanto fenomeni sociali come il lavoro precario o l’impiego a singhiozzo (che hanno sostituito i posti di lavoro delocalizzati) iniziano a compromettere il tenore reddituale medio della classe media borghese. Inizialmente pur di continuare a consumare come prima, si inizia ad indebitarsi per sopravvivere (e non per fare investimenti). In seguito quando il sistema diventa saturo e quei pochi stipendi rimasti sono già spesi ancora prima che siano accreditati, allora inizia il conto alla rovescia: il default dell’intero paese. Se ci pensate tutto questo sta accadendo anche all’Italia, la quale nel momento in cui scrivo si sta gongolando per un PIL al 2 % (dopo quattro anni di stasi ed una media europea del 2,5 %). C’è una spiegazione a questo dato: il ricorso al debito attraverso finanziarie e società di microcredito ha contribuito ad aumentare il valore dei servizi erogati dal Sistema Italia. Pensate che, solo negli ultimi due anni, il PIL è stato sostenuto dall’erogazione di mutui ipotecari con un peso di quasi il 20 % ! Il punto chiave quindi per comprendere il pericolo della globalizzazione, è proprio il processo di depauperazione di uno stato a vantaggio di un ristretto gruppo di lobbies industriali e bancarie volto alla massimizzazione dei profitti. L’essenza è tutta qui. Non si è arricchito nessuno, né il paese che ha subito la chiusura degli stabilimenti e né il paese che li ha visti aprire: ci ha spudoratamente guadagnato solo chi ha spostato la produzione e importato i prodotti con un margine di guadagno in certi casi anche triplicato. Ecco spiegato perché le borse salgono: vedono fior di aziende fare grandi utili e pertanto in futuro si aspettano un flusso di dividendi sempre maggiori. Purtroppo si sbagliano. Questo livello di utili elevati non è destinato a durare molto, in virtù del progressivo indebitamento ed incapacità di consumo che la globalizzazione indirettamente causa sui mercati in cui si intende riversare le merci ed i beni prodotti con un artificioso ed ingannevole espediente produttivo. Non può durare a lungo proprio perché i paesi poveri producono per la richiesta di quelli ricchi che lentamente perdono il loro stato di benessere borghese in virtù della perdita dei siti di produzione al loro interno.










Avanti Karen, non un passo indietro!




Due battaglioni birmani, solitamente di stanza lungo i confini occidentali del paese, sono in marcia da alcuni giorni in direzione dello stato Karen, nella parte orientale del Myanmar. Si tratta di due battaglioni di fanteria, il 289° e il 380°, forti complessivamente di 296 uomini, diretti nelle aree che negli ultimi giorni hanno fatto registrare il maggior numero di scontri a fuoco tra truppe birmane e patrioti Karen. Impegnati prima nella regione dell’Arakan, i reparti sono stati inviati ad est grazie al fatto che da diverso tempo nella regione occidentale non esiste una ribellione attiva contro il regime. Vi aggiorneremo circa gli sviluppi di quella che sembra la preparazione di una nuova offensiva contro la resistenza ed il popolo Karen.



Dove andremo a finire?

Violenza sessuale: a bimba di tre anni, arrestato 17 enne.



(ANSA)- CITTA' DI CASTELLO (PERUGIA), 26 GIU - Un diciassettenne e' stato arrestato per 'violenza sessuale aggravata' su una bambina di tre anni.E' successo a Citta' di Castello. Il giovane giocava spesso con la bimba, vicina di casa, che pero' negli ultimi mesi era diventata schiva e taciturna. I familiari, preoccupati, si sono rivolti ad un medico che ha scoperto la violenza. Hanno cosi' fatto una denuncia formale e sono cominciate le indagini che hanno portato all'ordine di custodia cautelare.



Luigi Chiatti potrebbe usufruire di un permesso premio.



Luigi Chiatti, condannato in primo grado all'ergastolo ma, grazie agli avvocati, la pena fu ridotta per infermità mentale, potrebbe ora usufruire di permessi premio, avendo ormai gia scontato un terzo della pena. Non scordiamoci inoltre che, nel 2020, Chiatti, che avrà 52 anni, grazie all'indulto, uscirà e sarà definitivamente libero.

giovedì 21 giugno 2007

Mondo moderno: chat e telefonini...

SEDICENNE SCOMPARSA, ERA CON UN UOMO CONOSCIUTO IN CHAT.



SAN PIETRO VERNOTICO (BRINDISI) - Era a Pescara in casa di un uomo di 35 anni conosciuto attraverso una chat line una ragazza sedicenne di San Pietro Vernotico che era andata via da casa tre giorni fa, nella notte tra il 17 e il 18 giugno.



A quanto si è saputo, era stato lo stesso uomo, un dirigente di azienda di Pescara che da qualche tempo vive da solo dopo essersi separato dalla moglie, a recarsi nel piccolo centro del Brindisino e a prelevare la ragazzina da sotto casa. A quanto si è saputo, i carabinieri nel corso delle indagini hanno studiato particolarmente il computer della ragazzina e hanno contattato il provider della chat line per identificare le persone con le quali la sedicenne aveva avuto contatti di recente. Una delle prime a essere identificata e interrogata dagli investigatori è stata una ragazza di Maglie (Lecce) che ha fornito elementi utili per identificare la persona con la quale si è poi scoperto che la sedicenne di San Pietro Vernotico si era allontanata.



La conferma che la ragazzina poteva trovarsi a Pescara si è avuta inoltre con controlli sul traffico del suo telefono cellulare, giacché la sedicenne aveva telefonato per due volte alla madre per rassicurarla sulle proprie condizioni di salute e aveva inviato due sms ad altrettante amiche. Adesso la ragazza è stata ricondotta a casa dai suoi familiari: nelle prossime ore sarà interrogata dal sostituto procuratore della Repubblica Pierpaolo Montinaro. I carabinieri stanno intanto verificando se prima di lei qualche altra minorenne avesse ricevuto le attenzioni del trentacinquenne pescarese.



Da: www.ansa.it

Pretendiamo sicurezza!





Ottima iniziativa organizzata dai ragazzi di F.N. Perugia e dal Comitato Sicurezza Pallotta, in un quartiere ormai troppo degradato. La cronaca locale di tutti i giorni è piena di atti criminali e i protagonisti, troppo spesso, sono extracomunitari clandestini. E' ora di riprenderci i nostri quartieri, di poter far uscire i nostri figli senza avere paura.




Da Luigi Ciavardini.

Napoli, 20 giugno 2007 - Poggioreale ”Di tutto il convegno ciò che più è arrivato vicino è stata la Vostra rumorosa ed “orribile” musica che, comunque, nel silenzio del carcere è stata meglio di un’opera lirica. Sono stato più di un’ora abbracciato alle sbarre cercando di trasmettervi la mia vicinanza, spero di esserci riuscito come Voi avete fatto con me. Vi rinnovo la speranza che troviate un modo per unirvi ancora sia per la Verità, sia per la mia libertà ma soprattutto per la Vostra felicità. Grazie a tutti. Con il cuore. Luigi”

mercoledì 20 giugno 2007

Sosteniamo il Popolo Karen, contro il mondialismo.


STORIA DEL POPOLO KAREN



I Karen, una delle principali etnie che compongono il mosaico birmano (circa sei milioni su una popolazione di 44 milioni di abitanti), lottano dal 1949 contro il governo centrale di Rangoon per ottenere l'indipendenza e preservare la loro identità.

Originari delle steppe della Mongolia e degli altipiani del Tibet, i Karen arrivano nei territori che oggi costituiscono la Birmania dopo una lunga migrazione durata duemila anni. Nella loro discesa a sud scoprono i grandi fiumi Irrawaddy e Salween che si insinuano attraverso gli ultimi contrafforti della catena himalayana. Primi abitanti delle vaste pianure situate all'estuario di questi fiumi, vi si insediano nel 730 Avanti Cristo vivendo in pace per due secoli, fino all'arrivo dei Birmani che invadono le terre dei Karen costringendoli a rifugiarsi sulle montagne al confine con il Siam (l'odierna Thailandia).



Inizia lo scontro tra i due popoli. Le pianure conquistate dai Birmani sono fertili, le montagne dei Karen non offrono molte risorse. La frattura si fa via via più profonda nei secoli a seguire. Durante il periodo coloniale britannico avviene la cristianizzazione di una parte della popolazione Karen per opera di missionari battisti. L'eredità dell'evangelizzazione si evidenzia in un 30% di Karen tutt'ora fedeli al Cristianesimo.



Quando nel 1947 l'Inghilterra lascia la Birmania, il primo responsabile politico del nuovo paese, il Generale Aung San, propone una costituzione che prevede entro i dieci anni successivi il diritto di ogni gruppo etnico a separarsi dall'Unione e di ottenere piena indipendenza. Il disegno non viene realizzato, perché Aung San viene assassinato durante un colpo di stato che porta al governo una giunta militare che ben presto provoca la reazione armata dei Karen e delle altre etnie. Da allora, i popoli delle montagne hanno combattuto senza sosta per l'indipendenza. I Karen hanno condotto la loro lotta rinunciando per ragioni etiche ai facili guadagni derivanti dal traffico di droga, a cui si oppongono con esemplare rigore.


Altre info sul sito della Comunità Solidarista Popoli.

Tributo a Massimo Morsello - Sabato 7 Luglio - Roma

martedì 19 giugno 2007

La cultura non si scarica!

LA RESISTENZA NON SI PIEGA: BATTAGLIA A MAW KHEE.


E' stato uno scontro durissimo quello che si è avuto sabato a Maw Khee (già teatro di battaglia le scorse settimane), villaggio Karen del comprensorio che fa capo alla clinica "Carlo Terracciano" della Comunità Solidarista Popoli. Reparti dell'Esercito di Liberazione Nazionale Karen, guidati dal Colonnello Nerdah Mya, hanno attaccato le truppe birmane e quelle della fazione di collaborazionisti del DKBA mentre queste si preparavano a lanciare l'assalto ad alcune roccaforti della resistenza patriottica Karen. I combattimenti, durati diverse ore, hanno lasciato sul terreno numerose vittime, da entrambe le parti, anche se un  portavoce della resistenza ha dichiarato che l'azione è stata un successo. Contattato telefonicamente, il Colonnello Nerdah Mya ha confermato che gli scontri hanno portato alla cattura di numerose armi da parte dell’esercito di liberazione e che i Birmani e il DKBA avrebbero perso ben 14 soldati. La nostra azione è la risposta alle operazioni del nemico, sempre più pressanti e violente ha dichiarato Nerdah a "Popoli". I generali birmani vogliono ripulire tutta la zona dalla presenza dei Karen. E' come se ci dicessero: andatevene subito, oppure morirete tutti. Ma sanno bene che non ci piegheremo. E i loro soldati, sul terreno, se ne rendono conto tutti i giorni pagando con la vita per questo disegno di conquista. Dal novembre del 2006, a seguito degli attacchi compiuti dai birmani, ben 27.000 civili Karen hanno dovuto abbandonare i loro villaggi nell'est del paese.


Da:www.comunitapopoli.org

Lo statunitense Spogli annuncia il via ai lavori a Vicenza.

“Gli Stati Uniti hanno ricevuto da parte dell’attuale governo italiano l’avallo scritto che autorizza il progetto per la base militare Dal Molin: ora inizia la parte attuativa del progetto”. Questo il preoccupante annuncio fatto ieri da Donald Spoglio, rappresentante diplomatico a stelle e strisce nella colonia Italia. Alla luce di ciò, quindi, appare sempre più lampante che il suolo vicentino è ufficialmente stato consegnato ai militari statunitensi che, giunti in Italia oltre sessanta anni fa, ancora non riescono a ritrovare la strada di casa. Nella nota diffusa dall’ambasciatore, il rappresentante della democrazia statunitense ha voluto ribadire, probabilmente a scanso di equivoci, che l’approvazione del governo al progetto è stata ribadita sia lo scorso gennaio sia lo scorso mese da Prodi, e che proprio sabato George W. Bush ha ricevuto la definitiva conferma dell’assenso italiano al progetto. Presto quindi a Vicenza inizieranno i lavori per edificare 21 depositi per materiali nucleari, biologici e chimici a poco più di un chilometro dal centro della città. Parallelamente intanto, anziché tutelare Vicenza, il Professore annunciava di aver nominato l’ex ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa rappresentante di Palazzo Chigi sulla Dal Molin. La sinistra radicale però continuava, incoerentemente dal momento che insiste nel sostenere l’esecutivo filo atlantico, ad alzare la voce contro l’evolversi della vicenda. Il gruppo di Rifondazione al Senato è infatti tornato a definire inaccettabile il fatto che il governo comunichi all’ambasciatore statunitense il via libera alla costruzione della seconda basa a Vicenza “senza però comunicarlo al Parlamento”; sempre i compagni criticano poi il fatto che la base di Vicenza sia stata tra gli argomenti trattati durante la visita di Bush a Roma, senza che però Prodi ne abbia dato notizia, sintomo questo, appare di capire, della scarsa considerazione del Primo ministro nei confronti dei suoi alleati. Per non lasciarsi scavalcare dai cugini di Rifondazione anche il Pdci torna a fare facile populismo su Vicenza. Dopo mesi che il destino della città veneta appare irrimediabilmente segnato infatti Severino Galante (nella foto), deputato degli italici comunisti, chiosa: “È necessario discutere di tutte le basi militari straniere in Italia, convocando quanto prima una conferenza sulle servitù militari, di rilievo nazionale ed europeo, che si potrebbe anche tenere a Vicenza”. A dare forza alla convinzione del compagno il fatto che tale conferenza “è prevista nel programma dell’Unione”, programma però fin’ora del tutto disatteso dai compagni. Bisogna comunque riconoscere che una volta tanto centrodestra e centrosinistra sono riusciti a trovare una grande sintonia bipartisan. A promettere il suolo vicentino ai libertiferi soldati a stelle e strisce era infatti stato Silvio Berlusconi durante la scorsa legislatura, ma a dare il definitivo consenso, come si è visto, è stato l’attuale pacifinto esecutivo che con la mano sinistra sventola la bandiera della pace e con la destra saluta l’uomo che ha unilateralmente deciso le invasioni di Afghanistan e Iraq per scopi tutt’altro che umanitari. La cittadinanza, non solo quella vicentina, si è opposta in tutti i modi a questa nuova base ma la politica non ne ha tenuto minimamente conto; d’altronde non è un mistero che in Italia sia più importante ciò che vuole Washington rispetto ai desideri degli italiani.



Da: www.rinascita.net

Nessuno prova vergogna?

Mentre, grazie all'indulto, saranno liberi  personaggi come Luigi Chiatti....





PRIEBKE, MAGISTRATO SORVEGLIANZA SOSPENDE PERMESSO LAVORO.





ROMA - E' durata poco l'esperienza lavorativa di Erich Priebke. Stamani all'età di 93 anni è arrivato sul posto di lavoro in sella ad uno scooter. Ma nel pomeriggio il permesso di lavoro, che gli era stato concesso lo scorso 12 giugno, è stato sospeso con un decreto firmato dal magistrato militare di sorveglianza di turno. Alla base del provvedimento del giudice Isacco Giorgio Giustiniani, la mancata comunicazione alle autorità da parte di Priebke dei suoi spostamenti (orari e modalità) per recarsi a lavorare nello studio del suo avvocato. "E' mortificante quanto accaduto. Mi pare un pretesto sul quale i magistrati si sono gettati con un tempismo e un senso di opportunità eccezionali", è stato il commento dell'avvocato Giosué Bruno Naso, legale di Erich Priebke, l'ex capitano delle SS condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. "Credo che l'unica cosa giusta sia che Priebke torni agli arresti, anche se solo domiciliari", ha detto, invece, il presidente della Comunità ebraica romana Leone Paserman.





Il merito, secondo il portavoce della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, va ai ragazzi che oggi hanno protestato. Priebke, insieme all'avvocato Paolo Giachini, era arrivato stamani al lavoro in motorino evitando i ragazzi della comunità ebraica che lo attendevano davanti alla sua abitazione per urlargli la loro rabbia, ma non chi lo aspettava davanti lo studio legale di via Panisperna. E proprio sulla concessione di poter lasciare gli arresti domiciliari per recarsi al lavoro, la procura di Roma ha aperto una inchiesta, mentre il ministro della Difesa Arturo Parisi ha convocato il pg militare presso la Corte di Cassazione per informazioni sul caso. "E' inverosimile che un essere umano che ha compiuto questi omicidi sia libero, ci siamo dimenticati di tutte le persone che ha ucciso?". L'ex deportato Giuseppe Di Porto, con ancora marchiato sul braccio il numero 167988, ha urlato così la sua rabbia questa mattina, mentre insieme a circa 100 giovani aspettava invano che Priebke uscisse di casa. Capito d'averlo perso i ragazzi l'hanno raggiunto allo studio legale per continuare la protesta. "Se è passato dal carcere ai domiciliari per problemi di salute - hanno detto - come è possibile che possa lavorare?". La stessa domanda è arrivata anche dal segretario romano del Pdci, Fabio Nobile."Se il carnefice delle Fosse Ardeatine gode di buona salute per potersi recare quotidianamente al lavoro - ha detto Nobile in una nota - non comprendiamo perché debba usufruire degli arresti domiciliari, e non del carcere, per ragioni di salute opposte".



Due ragazzi della comunità ebraica, nipoti di deportati, hanno incontrato l'avvocato Giachini all'interno dello studio. "Non si vergogna di quello che sta facendo?" gli hanno chiesto. "Stiamo in uno Stato di diritto - ha risposto lui - e il mio dovere è di difendere un perseguitato". "Ma i perseguitati - hanno ribattuto i ragazzi - sono i martiri delle Fosse Ardeatine". Priebke, ha riferito Giachini, si occuperà di traduzione e catalogazione di materiale giuridico. Mansioni che svolgerà 'compatibilmente alla sua eta'' e per le quali sarà retribuito. Quando l'ex capitano delle SS ha lasciato lo studio legale, ad urlare 'Vergogna!' al suo passaggio, c'erano anche gli abitanti del Rione Monti. E la solidarietà alle famiglie delle vittime, è arrivata anche dalle istituzioni locali: dal sindaco di Roma Walter Veltroni, dal presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra che ha giudicato anche "giusta" la decisione presa nel pomeriggio dal giudice, e dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Dopo l'esposto presentato dall'avvocato della Comunità ebraica di Roma, Oreste Bisazza Terracini, la procura ha aperto un fascicolo intestato 'atti relativi a', senza ipotesi di reato e senza formale iscrizione di persone.




Da: www.ansa.it

Terrorismo precoce.

KABUL - Almeno sette bambini afghani più un "imprecisato numero" di ribelli sono rimasti uccisi in un bombardamento aereo compiuto la notte scorsa dalla coalizione multinazionale a guida Usa contro una 'madrasa', una scuola coranica, annessa a una moschea del distretto di Zarghoun Shah, nella provincia sud-orientale di Paktika, a circa 180 chilometri da Kabul: lo hanno reso noto fonti dell'alleanza, che continua a operare in Afghanistan parallelamente all'Isaf, la Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza sotto comando Nato.



Secondo la Nato il raid è scattato sulla base di "informazioni attendibili" d'intelligence, secondo cui nel complesso religioso si sarebbero in realtà nascosti guerriglieri di 'al-Qaeda', che ne avrebbero fatto il proprio covo: "E' l'ennesimo esempio del modo con cui Al Qaeda si serve delle condizioni protettive di una moschea, così come di civili innocenti, per farsene scudo", è stato il commento.

Nel Paese centro-asiatico i bambini cominciano a frequentare le scuole coraniche, dove è loro impartita l'istruzione di matrice islamica, quando raggiungono un'età di 6-7 anni.



Intanto un ordigno esplosivo collocato sul ciglio della strada ha ucciso nel sud dell'Afghanistan tre soldati della coalizione e il loro interprete.

Il veicolo sul quale stavano viaggiando è stato investito dall'esplosione vicino alla città di Kandahar L'identità delle vittime non è stata ancora chiarita. La provincia di Kandahar è una delle roccaforti dei miliziani talebani.



Da: www.noreporter.org

lunedì 18 giugno 2007

Pretendiamo sicurezza!

Maxi - rissa a Perugia: 7 sudamericani arrestati da polizia.

Alla stazione di Fontivegge, erano quasi tutti ubriachi.



(ANSA) - PERUGIA, 18 GIU - Maxirissa tra sudamericani la scorsa notte alla stazione di Fontivegge: arrestati cinque peruviani e due ecuadoriani. Un altro ecuadoriano, di 16 anni, e' stato solo denunciato. Anche lui era lievemente ferito (10 giorni di prognosi) cosi' come tutti gli altri. La polizia parla di una rissa provocata da futili motivi anche perche' i partecipanti erano quasi tutti ubriachi.L'allarme era stato dato verso le 1,30 dagli abitanti della zona.

Briciole di verità?

Ecco cosa esce fuori 6 anni dopo i fatti di Genova. Alla scuola Diaz gli abusi di potere e la repressione contro i contestatori del g8 non furono “del tutto regolari”. Si parla di manganellate in testa agli inermi e di atti inequivocabilmente offensivi, dopo aver letteralmente aperto una testa. Risponde, ovviamente il questore, pronto come sempre a smentire. E a soffocare sotto la sabbia quello che molti sapevano e nessuno diceva. Quello che spesso, in altre sedi, è già successo e che chi prova a portare alla luce viene tacciato di antidemocraticità.





La voce del questore Vincenzo Canterini arriva da Bucarest. Il Viminale ce lo ha spedito due anni fa a occuparsi di traffico di organi ed esseri umani presso una struttura Interpol, mettendo il mare tra lui e il Reparto celere di Roma, tra lui e la scuola “Diaz” di Genova, dove, la notte del 21 luglio del 2001, agli uomini che allora comandava venne ordinato di fare irruzione.



Sessantatrè feriti. Una “macelleria messicana”, per usare le parole del vicequestore Michelangelo Fournier, che di Canterini era il vice. “Io un macellaio non lo sono mai stato”, dice lui. Insiste: “Capito? Chi parla non è mai stato un macellaio. E’ un signore che è in polizia da 41 anni, fa sindacato con il “Consap” e vive in Romania, dove l’Amministrazione gli ha chiesto di andare. Detto questo, sapete quando Fournier ha parlato di “macelleria messicana”? Dieci giorni dopo quella notte. E sapete con chi? Con il Procuratore di Genova dove si era presentato spontaneamente per riferire quel che aveva visto. E sapete chi lo aveva accompagnato dal procuratore? Vincenzo Canterini. Dunque, sono un macellaio io?”.



Dunque, la macelleria c’è stata

“Il termine è folcloristico. Ma non c’è dubbio che è stata una notte cruenta”.



Il sangue lo ha visto anche lei?

“Certo che l’ho visto. Ne ho visto tanto e dappertutto”.



Ha visto poliziotti picchiare donne e uomini inermi?

“No”.



E Fournier, allora? Ha ammesso di aver visto e interrotto il pestaggio di una ragazza a terra. Si è scusato per aver taciuto sei anni questa circostanza. Lui ha visto e lei no?



“Premesso che Fournier è come un figliolo per me, io e lui diciamo in fondo la stessa cosa”.



“In fondo”, lei ha appena detto di non aver visto nessun pestaggio.

“Come ho ripetuto per tredici ore al processo di Genova, come spiegai nell’immediatezza dei fatti alla Commissione di inchiesta e appunto al procuratore di Genova dove andai insieme a Fournier, quando entrai nella “Diaz” era tutto finito. Cominciai a salire le scale della scuola e mi fermai al primo piano, proprio quando sentii le urla di Fournier”.



Cosa vide?

“Fournier era vicino a una ragazza ridotta malissimo. E mi diedi da fare per far soccorrere lei come gli altri feriti che erano nella scuola”.



Qualcuno la testa l’aveva rotta a quella ragazza.

“Non gli uomini del mio reparto. Non a caso, Fournier dice di essersi dovuto togliere il casco e di aver gridato “Basta!” a chi la stava picchiando. Se fossero stati i nostri ragazzi, Fournier non avrebbe avuto necessità di togliersi il casco, perché il nostro intero reparto era connesso da interfono. Avrebbe usato quello”.



Dunque, lei arriva a cose fatte e né quella notte, né successivamente, riesce a venire a capo di chi si è comportato da macellaio. È così?

“Quella notte, dentro la Diaz, c’era una macedonia di polizia”.



Una “macedonia”?

“Come si vede dai filmati, nella scuola entrarono almeno in 300. I miei uomini erano solo 70. Poi c’erano colleghi di altri reparti celeri, identici a noi per abbigliamento se si eccettua il cinturone bianco. C’erano agenti con l’Atlantica (camicia a maniche corte ndr.), agenti delle squadre mobili con pettorina e casco, poliziotti dell’Anticrimine. Di tutto, insomma”.



Insisto. La notte della “Diaz” le ha cambiato la vita. Da due anni vive a Bucarest, e in tutto questo non è riuscito a venire a capo di chi si abbandonò alle violenze.

“Che vuole che le dica? È così. Che devo fare? Appena rientrai a Roma, chiesi tutte le relazioni di servizio di chi era stato nella scuola quella notte. Ma non seppi allora e non so oggi chi si è reso responsabile delle violenze”.



Nella “Diaz” i suoi uomini rimasero a braccia conserte?

“Ma no. Non dico questo. È ovvio che qualche manganellata l’avranno data. Ma so per certo che nessuno dei miei uomini ha mai picchiato una donna o un uomo a terra. Né ha mai ricevuto ordini di questo genere. E non lo dico solo io”.



Chi altro lo dice?

“Evidentemente non lo sa nessuno, ma soltanto su 2 dei 78 tonfa (i manganelli ndr.) in uso al mio reparto quella notte, le perizie del Ris dei carabinieri hanno trovato tracce di sangue. E quei due tonfa erano in dotazione a due agenti rimasti feriti, Ivo e Parisi. Dunque, è molto probabile che il sangue sia il loro. Dico di più. A Genova, Vincenzo Canterini è imputato di un solo presunto reato. Non violenze, non pestaggi. Ma di aver stilato una relazioncina di servizio al questore di 15 righe sui fatti di quella notte che non sarebbe stata veritiera”.



Tacere la verità non è un vanto per un funzionario di polizia.

“Io non ho taciuto un bel niente. Io riferii al Questore quello che avevo visto. Avevo visto la pettorina e il giubbotto di uno dei miei squarciato da una coltellata e la perizia del tribunale, al contrario di quel che affermò inizialmente il Ris dei carabinieri, ha stabilito che quella coltellata fu inferta. Ho visto venire giù di tutto dai piani alti della scuola e infatti tredici dei miei sono finiti in ospedale. Quali bugie ho detto?”.



A distanza di sei anni ci sarà qualcosa che si rimprovera di quella notte. O no?

“Mi rimprovero di non essere riuscito a imporre una soluzione diversa da quella che poi fu adottata. Ma è anche vero che non ne ebbi modo”.



Quale soluzione diversa?

“Suggerii a chi comandava in quel momento di tirare all’interno della scuola qualcuno dei potenti lacrimogeni di cui avevamo dotazione. E di aspettare che chi era dentro uscisse. Ma non ci fu verso”.



A chi lo suggerì?

“All’allora vicecapo della polizia e capo dell’Antiterrorismo Arnaldo La Barbera”.



Arnaldo La Barbera è morto. Non può né confermare, né smentire.

“E infatti faccio a fatica e mi dispiace doverne parlare. Ma queste cose le ho dette già sei anni fa, quando il povero Arnaldo, un amico, era ancora vivo. Io non so con chi si consultò a sua volta La Barbera. So cosa venne deciso e so che quando l’irruzione cominciò io rimasi fuori dalla scuola e il mio reparto passò sotto il comando di due funzionari della Digos di Genova”.


Da: www.azionetradizionale.org

sabato 16 giugno 2007

CRITICARE L'AMERICA SIGNIFICA ESSERE CONTRO LA DEMOCRAZIA?


Pare di sì, a giudicare dalla reazione scomposta degli italiani a stelle e striscie ai nostri interventi critici nei confronti della politica degli USA.


Vediamo di chiarire la nostra posizione.


Noi crediamo nella democrazia, ma in quella vera, pura e disinteressata, non in quella a mano armata dell’America, condizionata dal potere economico e finanziario delle Corporation.


Crediamo nella libertà, ma in quella dei popoli che hanno il diritto di scrivere da se la propria storia senza ingerenze “umanitarie”.


Crediamo nella pace frutto del dialogo e della saggezza dei politici veri, non in quella di comodo imposta con le  armi.


Così come essere a favore della natura non significa essere contro il progresso, così come essere contro la vivisezione non significa essere contro la ricerca scientifica, così come essere contro l’espansione di Malpensa (altra nostra fissazione) non significa tornare al calesse, così, allo stesso modo, denunciare l’ipocrisia dell’America e la sua pretesa di imporre a tutto il mondo il suo modello di società, non significa necessariamente essere antidemocratici come fanno chiaramente intendere i benpensanti di destra e di sinistra. Significa solo togliersi il paraocchi ideologico e incominciare a ragionare con la propria testa.


venerdì 15 giugno 2007

Cecchin, PRESENTE!

Centouno anni fa nasceva a Buglione Léon Degrelle.

Il 15 giugno 1906 nasceva a Buglione Léon Degrelle. Capo di tempra assoluta e di carisma autentico, Degrelle avrebbe fondato e condotto Rex il partito fascista belga. Avrebbe conquistato sul fronte tutte le promozioni da soldato semplice a generale della divisione Wallonie delle Waffen SS. Dimostrandosi un dio della guerra. Dal 1945, riparato sulla spiaggia di Hendaye terminato con un volo rocambolesco con fratture multiple, concluso con un lungo planaggio per mancanza di carburante, visse in Spagna per mezzo secolo continuando a ravvivare la lotta politica e la memoria storia. Notevoli e da non perdere nel modo più assoluto molti dei suoi libri, alcuni dei quali tradotti in italiano come Militia o Hitler per mille anni. Altri ancora non sono stati tradotti. Preziosissimo per la conoscenza storica è Hitler démocrate che esiste solo in francese. L'eroe dei fumetti per ragazzi sui quali sono cersciute generazioni di francofoni da fine anni Trenta ai primi del Settanta, Tin Tin, altri non è se non Degrelle. Il suo creatore, Hergé, era stato suo militante.



Da: www.noreporter.org

giovedì 14 giugno 2007

STRAGE DI BOLOGNA: E' L'ORA DELLA VERITA'!

Le recenti dichiarazioni di Stefano Sparti, figlio del malato immaginario assurto a supertestimone nel processo della strage di Bologna, rappresentano la chiusura di un quadro “probatorio” la cui evidenza – per ragioni innanzitutto morali – non può più essere ignorata dai rappresentanti delle istituzioni.



Il figlio di Sparti ha rivelato due circostanze sconcertanti ed inedite, decisive per la revisione delle sentenze sulla strage di Bologna.



La prima riguarda il tumore falsamente diagnosticato al padre, una frode di inaudita gravità che consentì la scarcerazione di quest’ultimo nel 1982, a pochi mesi dal rilascio delle deposizioni che costituiranno la base dell’intero impianto accusatorio del processo per la strage di Bologna.



Stefano Sparti ha rivelato che il padre era pienamente consapevole della falsità della diagnosi, al punto da vantarsi apertamente di aver utilizzato le lastre mediche appartenenti ad un’altra persona, realmente affetta da tumore.



Tale prassi, ricordo, veniva adottata all’epoca da altri detenuti affiliati alla banda della magliana, il sodalizio criminale romano legato ai settori deviati dei servizi di sicurezza e a cui Sparti era legato. Il caso Abbatino, ad esempio, è pressoché identico a quello del supertestimone del processo per la strage di Bologna.



La partecipazione volontaria di Sparti alla frode medico-carceraria è un gravissimo elemento di novità perché, sino ad oggi, la procura bolognese ha sostenuto la tesi della buona fede di Sparti il quale sarebbe stato vittima, suo malgrado, di una diagnosi sbagliata eppure incredibilmente proficua. Oggi, dunque, la tesi della procura bolognese non è più sostenibile ed il fatto appare gravido di conseguenze.



La seconda circostanza è ancora più sconvolgente. Massimo Sparti, in punto di morte, avrebbe confessato al figlio Stefano di aver testimoniato il falso nel processo per la strage di Bologna: “non potevo fare altrimenti” .



Dinnanzi a tante e tali evidenze si pongono inevitabilmente questioni di coscienza, considerato che in ragione delle deposizioni del malato immaginario Massimo Sparti sono state pronunciate tre condanne definitive e che, attualmente, Ciavardini si trova a scontare una pena che si appalesa ormai come manifestamente ingiusta.



I presupposti per un’immediata revisione delle sentenze relative alla strage di Bologna assumono ora una consistenza obiettiva che non può più essere disconosciuta. Le rivelazioni di Stefano Sparti aprono un caso di eccezionali dimensioni e che non terminerà con l’ennesima archiviazione.




Avv. Cutonilli

portavoce comitato L'ora della Verità



Dal sito di: www.mirorenzaglia.com

Firma la Petizione per Carlo Parlanti! E’ un Dovere.

Up!





Napoli-Centro Direzionale. Giornata per la Verità contro la libertà negata. Area centro direzionale: Ore 16,30, Holiday Inn: convegno e dibattito a qualificata partecipazione istiituzionale trasversale/ Ore 19,30, Spazio esterno: La cultura solidale/ Ore 20,30 , Spazio esterno: Concerto per Luigi vicino a Luigi/ Comitato l'Ora della Verità



E' importantissimo esserci, questa volta, nessuna scusa!

Venerdi 15 Giugno: TUTTI A NAPOLI!



Per chi è della zona e non sa come venire,

 può contattarci alla nostra mail:

 controventopg@libero.it

mercoledì 13 giugno 2007

Heliodromos - Primavera '07.

Heliodromos

N° 18 primavera 2007

Contenuto:

Redazione: Il coraggio e le opinioni dominanti

Antonio Medrano: La morte e il senso della vita

Gianfranco De Turris: Evola lettore e divulgatore di Spengler in Italia

Claudio Mutti: Tudor Arghezi

Flavio D’Orsi: Democrazia: sovranità dispotica

Enzo Iurato: Gli altri

Massimo Scaligero: Esercizi per superare le contraddizioni interiori

Ezio Albrile: Baba Jaga, una prospettiva dissonante

Riflessioni - Recensioni



Pag. 84 Euro 7,50



Per richieste versare l’importo sul c.c.p. n° 10586956 intestato a Coopertiva “Il Cinabro”.



Redazione: casella postale 142 - 96100 Siracusa

Dietro l’etichetta: DIET COKE.

Di: PAT THOMAS, The Ecologist.

Tradotta da www.comedonchisciotte.org




Lontana dall’essere la salutare bevanda pubblicizzata dai suoi partner sportivi, la Diet Coke è un preoccupante cocktail di agenti chimici neurotossici e potenzialmente cancerogeni.




La Diet Coke fu introdotta per la prima volta negli Stati Uniti nel luglio 1982 ed oggi è la quarta bevanda gassata più diffusa al mondo.

Oltre ad essere la prima bevanda al mondo scelta da chi teme lo zucchero, la Coca-Cola è uno dei più longevi ‘partner aziendali’ (dal 1974) della Fédération Internationale de Football Association (FIFA).

Nel 1998 la compagnia firmò un accordo di otto anni, privo di precedenti, per sponsorizzare gli eventi FIFA: non solo la prestigiosa Coppa del Mondo, ma anche la Coppa del Mondo Femminile, la Confederarions Cup, vari campionati giovanili e il prossimo World Cup Trophy Trip, un giro promozionale che porterà la FIFA World Cup Trophy in varie città del mondo.

Lo scorso anno la Coca-Cola ha esteso il suo accordo di sponsorizzazione fino al 2022, una mossa che ha portato all’assurda dichiarazione da parte del presidente e amministratore delegato della compagnia, E. Neville Isdell, che il nuovo impegno della Coca Cola con lo sport più famoso del mondo ‘ci offre una nuova opportunità di riunire le persone grazie al calcio’.

Le aiuta anche a sgolarsi una bella quantità di lattine e bottiglie. Un recente studio dalla compagnia di informazioni sul marketing ACNeilsen ha rivelato che il marchio Coca-Cola è il leader mondiale tra le bevande, generando oltre 15 miliardi di dollari all’anno in vendite in tutto il mondo. La Coke e la Diet Coke generano ognuna oltre un miliardo di dollari all’anno in vendite.Cinque paesi - Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada e Brasile - consumano più Diet Coke di chiunque altro nel mondo: l’alternativa salutare e senza zucchero alla Coca tradizionale. Un marketing aggressivo come la sponsorizzazione della Fifa e brillanti jingle come ‘Always Coca-Cola’ mantengono la Coca Cola nella nostra consapevolezza, ma prima di ‘agguantare una Coca e un sorriso’ al grande evento di quest’anno, informatevi su cosa state mettendo nel vostro corpo. Nonostante la Diet Coke sia fortemente associata con lo sport e la salute, in realtà è una pericolosa miscela di dolcificanti ad alta intensità neurotossici e potenzialmente cancerogeni (aspartame e acesulfame K, acidi che distruggono i denti e le ossa (acido fosforico) e coloranti che danneggiano il DNA (caramello ammonio solfito), oltre che caffeina (la quale causa dipendenza psicologica) e altri ‘aromi’ non divulgati.

Essa contiene anche benzoato di sodio, che può essere ridotto al suddetto benzene cancerogeno alla presenza di acidi forti, come l’acido citrico trovato in questo prodotto.



I produttori di bevande gassate sono consapevoli di questa possibilità sinergistica dagli anni ‘90 ma, senza alcuna pressione da parte delle autorità di regolamentazione per cambiare la loro formula, in modo da prevenire la formazione di benzene, hanno continuato a mescolare benzoati e acidi.



Ironicamente, gli sciroppi di fruttosio usati nei soliti drink sembrano rallentare questa reazione, e la formazione di benzene pare più problematica nei drink dietetici.


 


(Continua...)