venerdì 27 febbraio 2009

Da una lettera di risposta (a domande molto frequenti).

“Gentile Signore,





il disinteresse del dottor Freda per i giornalisti e i curiosi non è il frutto di cattive esperienze del passato – anche se le sopraccitate categorie presentano a volte tipi umani ributtanti -, ma della sua intenzione di concentrarsi intorno alla propria attività culturale e politica (in senso maiuscolo: platonico!), senza dissiparsi in pettegolezzi e fole. Il “fatale quinquennio 1969-1974”, infatti, non è per lui più che un surplus di romanzesco nella sua avventura miliziana (o monacale – come preferisce), che cominciò almeno nel ’63, e prosegue ora, più nitida e più intonata di prima, più puntuale e più sintetica, e, insieme, più profonda. Il significato dell’equazione individuale del dottor Freda? Aver ‘testimoniato’ (tradotto, tramandato) con incomune tenacia e audace intelligenza il senso aristocratico del mondo. La prego: non sorrida – come si è tentati di fare – di fronte a questo aggettivo, pensando magari all’esse blesa del principino savoiardo o alle altre caricature della risma nobiliare. Con il termine aristocratico intendo designare quel modo nietzscheano di affrontare l’esistenza senza i condizionamenti e i pretesti della morale, quindi con la libera (essa sì: fatale) certezza delle differenze tra gli individui e del necessario primato dei ben riusciti, dei valorosi, dei leali, dei frutti più sapienti (nell’accezione letterale del termine…) del genio della specie.





Tutte le conseguenze che possono trarsi da questa premessa le lascio indovinare a Lei. Alcune conoscono la deduzione in vocaboli, altre in opere, altre in quasi impervie “idee senza parole”. Tali “idee senza parole” si comunicano, condensate in simboli o in azioni esemplari, di secolo in secolo, sul piano della storia; e di affine in affine, nel dominio metastorico del cuore umano. Similia cum similibus: nel mistero della conoscenza.





Ho tentato così di compendiare, assai approssimativamente, ciò che ha indotto il dottor Freda a stampare centinaia di testi che vi insistessero intorno – e non ha esaurito la sua ricerca. Sempre una nuova parola resterà da osare, o una nuova azione, per parafrasare l’idea dell’eccellenza, del privilegio, della differenza. E’ la nostra libertà: la libertà degli assolutisti (degli estremisti). […]”





Tratto da: www.cultrura.net - Rubrica delle Edizioni Ar

mercoledì 25 febbraio 2009

“Manifestazione per ricordare l’operazione Piombo Fuso”.








Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa fatto dall'Associazione Culturale Zenit sulla manifestazione che si terrà venerdi mattina - 27 Febbraio - in Piazza Colonna a Roma.



Due mesi fa l’operazione militare Piombo Fuso ed il suo devastante effetto scuotevano l’opinione pubblica ed  i media.



Oggi nessuno sembra ricordare che in quella guerra sono morti 411 bambini oltre ad un elevato numero di civili.



Ancora oggi vengono negati alla popolazione palestinese di Gaza gli aiuti internazionali fermi ai confini con l’Egitto.



 



La violenza sui bambini non ammette giustificazioni o ragioni politiche.



 



Per ricordarlo 15 associazioni romane impegnate nel sociale si sono unite per manifestare in P.zza Colonna a Roma la mattina di venerdì 27 febbraio dalle ore 11.



Abbiamo liberato in cielo il simbolo di tutti i bambini che continuano a subire le scelte dei governi armati.



La nostra azione continua ed abbiamo inviato una lettera al Capo dello Stato ed al Sindaco di Roma per sensibilizzare le istituzioni al problema dell’embargo.



 



Il programma della manifestazione ha visto anche un presidio per tutta la mattinata e la distribuzione di materiale informativo.

martedì 24 febbraio 2009

A TU PER TU CON PAOLO PICCIOLI, PRESIDENTE DEL COMITATO SICUREZZA PALLOTTA.

In questo particolare momento di instabilità sociale dove ogni giorno sentiamo di stupri, aggressioni, rapine e quant’altro, incontriamo il signor Paolo Piccioli, presidente del Comitato Sicurezza Pallotta che, già da molto tempo, insieme agli abitanti del quartiere, ha portato avanti iniziative volte a ristabilire la vivibilità di una zona perugina particolarmente difficile.



Inizierei subito con una domanda nel concreto: chi siete, cosa fate e come si svolge la vostra attività?



Siamo un gruppo di abitanti del quartiere dall’età più variegata, da persone più anziane a persone più giovani che, con il passare del tempo, hanno trovato in questo comitato un punto d’incontro, stima reciproca e anche amicizia. L’attività del comitato è ben organizzata anche grazie ad un direttivo numeroso che ci permette di ‘monitorare’ quasi quotidianamente il degrado e i movimenti malavitosi.



Come è nata l’esigenza di costituire un comitato per la sicurezza nel vostro quartiere?



Il comitato nasce dall’esigenza reale di maggiore sicurezza nel nostro quartiere anche perché, non molto tempo fa, via della Pallotta era un quartiere molto ambito poichè a ridosso del centro. Ora invece è entrata a far parte delle zone perugine dove c’è degrado e (micro)criminalità. L’episodio che finì con l’arrivo di Carabinieri in anti-sommossa a causa di un ‘centro di prima accoglienza’ fatto da colui che è stato definito ‘il prete degli immigrati’, fu la goccia che fece traboccare il vaso e molti abitanti iniziarono a pensare di fare qualcosa. Così, visto che l’unione fa la forza, venne l’idea del comitato e come prima cosa facemmo un esposto a tutte le autorità locali.



Quali sono le reali condizioni di sicurezza e di vita nel quartiere di via della Pallotta?



Situazione di invivibilità totale, tra spaccio di droga, bivacchi e furti quotidiani. Diciamo anche che ultimamente la situazione è un po’ migliorata grazie al controllo delle Forze dell’Ordine alle quali va un ringraziamento per l’impegno che, oltre alle parole, è finalmente passato ai fatti.



Quali sono nel concreto le vostre richieste e proposte alle autorità competenti?



In primo luogo noi volevamo evidenziare che siamo sprovvisti di una sala per fare le riunioni settimanali e ricordiamo che la nostra richiesta per avere una sala gratuita risale al Dicembre 2007 e che ad oggi ancora non ha avuto risposta. Avevamo chiesto un terzo incontro con il Sindaco nel Novembre 2008 e anche questa volta non c’è andata meglio, non abbiamo avuto l’onore di essere convocati. Volevamo solo metterlo al corrente della situazione precaria nella quale ancora versa il quartiere grazie anche agli interventi che lui stesso aveva ipotizzato ma non realizzato.



Quali iniziative per il futuro?



La principale attività è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’andamento del nostro disagio e, viste le buone riuscite delle attività sociali finora svolte, come la riuscitissima festa del quartiere, crediamo che questa sia la strada giusta per riprenderci i nostri spazi. Purtroppo non abbiamo molti fondi e nessuno aiuto dal Comune che preferisce destinare soldi a cooperative e associazioni più stravaganti.



Articolo di Fabio Polese, uscito su Perugia Free Press 21 Feb - 20 Mar

sabato 21 febbraio 2009

GERARDO DOTTORI.

Nasce a Perugia nel 1884. Orfano di padre, compiute le elementari lavora presso un antiquario per circa quattro anni, poi si concede un periodo di riflessione, che trascorre girovagando nelle campagne circostanti la città. Frequenta quindi l’Accademia di Belle Arti e, tra il 1904 e il 1905, inizia a dipingere secondo i dettami formali del divisionismo. Nel 1906 a Milano opera come riquadratore di stanze; poco dopo, disoccupato, è costretto a rientrare a Perugia. Nel 1912 aderisce al Futurismo, avanguardista, culturalmente avanzato e provocatorio, scelta fondamentale che orienta l’intero percorso artistico. Al ritorno dalla guerra del ’15-’18 fonda la rivista “Griffa”. Nel 1926 si trasferisce a Roma, dove risiede fino al 1939 e collabora con diverse testate giornalistiche. Nel 1929 firma con i futuristi Balla, Marinetti, Depero, Fillia, Prampolini, Tato, Somenzi il Manifesto dell’Aeropittura. Rientra a Perugia in seguito all’incarico di docente alla locale Accademia di Belle Arti (1939), che peraltro dirige dal 1940 al 1947. Abbandona l’insegnamento nel 1967. È presente in 11 edizioni della Biennale di Venezia (1924-1942) dov’è il primo futurista a proporsi. Viene regolarmente invitato a ogni Quadriennale romana fino al 1948 e a numerosissime esposizioni nazionali ed estere, tra le quali si segnala la mostra “Dottori ottanta anni di grafica 1895 – 1975” alla galleria Editalia (oggi Edieuropa). Muore nel 1977.





“Mediante gli stati d’animo delle velocità aeroplaniche ho potuto creare il paesaggio terrestre isolandolo fuori tempo-spazio nutrendolo di cielo per modo che diventasse paradiso”.

Gerardo Dottori













venerdì 20 febbraio 2009

100 anni di Futurismo.

È certo: Marinetti non sopporterebbe un nuovo Futurismo.





Le celebrazioni appena iniziate sanno un po’ di “riparazione”, danno l’idea di una compensazione che cerca di riequilibrare un lungo e greve ostracismo. «Le commemorazioni in atto - commenta Giordano Bruno Guerri, autore del volume Filippo Tommaso Marinetti. Invenzioni, avventure e passioni di un rivoluzionario, in uscita per Mondadori la prossima settimana - costituiscono un riconoscimento tardivo verso un movimento che ha cambiato per sempre il modo d’intendere l’arte. Il futurismo è da tempo apprezzato senza riserve in tutto il mondo. Dopo una sorta di damnatio memoriae, nel nostro Paese si è optato per un risarcimento che rischia di scadere in manifestazioni apologetiche. È un comportamento paradossale, così come è paradossale che si rievochi il futurismo senza, purtroppo, riconoscere il giusto ruolo di Marinetti. Il fondatore del movimento viene ancora emarginato in modo assurdo: si fa finta che non sia mai esistito. Ma il futurismo senza Marinetti è come il cristianesimo senza Cristo o, se si preferisce, come il fascismo senza Mussolini. Senza il suo fondatore la prima avanguardia del Novecento non sarebbe mai esistita. Il futurismo è stato un movimento globale con un inventore unico, con un unico teorico».



Avanguardia delle avanguardie, il futurismo non esaltò solo lo schiaffo, il pugno, il pericolo, la “violenza travolgente e incendiaria”. Anzi. In spregio alla fissità, alla immobilità, alla tradizione stantia e al moralismo, il movimento marinettiano celebrò il progresso, l’innovazione, la tecnologia. In una visione ottimistica protesa verso il riscatto del genere umano contro ogni tipo di vassallaggio, il futurismo alimentò il culto della dinamicità e la fede nell’avvenire. Ed è proprio nella vitalità, nella speranza e nella forza d’urto dell’elemento visivo che risiede l’attualità del messaggio futurista.



Nonostante la sua modernità, il futurismo rimane confinato all’epoca storica in cui sorse e si sviluppò. Non potrà rivivere. «Lo stesso futurismo - spiega Guerri - aborrirebbe un nuovo futurismo. Cionondimeno il movimento marinettiano ha generato tutte le avanguardie del Novecento, sarà il “nonno” di tutte le avanguardie che verranno».



Le celebrazioni del centenario futurista tendono dunque a una rievocazione che continua a lasciare ai margini il fondatore del movimento. Ma i distinguo, a ben vedere, non interessano solo Marinetti.



Alcuni futuristi, come Enrico Prampolini, Gerardo Dottori e Francesco Cangiullo sono ancora poco noti. L’attenzione si concentra prevalentemente sui vari Carrà, Balla e Boccioni. Marinetti, secondo Guerri, rimane inviso anche perché «fu un uomo felice e felice di vivere. E questo suo volto gaudente cozza con l’immagine che l’Italia predilige: quella dell’intellettuale tragico e tormentato. Marinetti si godette la vita. E anche questo non piace. Eppure di Marinetti ce ne vorrebbero. Dieci, cento, mille».



Articolo di Leonardo Varasano uscito sul Secolo d'Italia il 25.01.09

Evola e quel messaggio politico sempre attuale.

Non si vuol sostenere in alcun modo che Julius Evola sia il Messia e che ogni sua parola venga dalla bocca di Dio. Abbiamo da un pezzo superato l’età dei fanatismi incondizionati, contro i quali fu lo stesso Evola a mettere in guardia. Quel che però è certo è che nessuno, dal giorno della sconfitta del Tripartito, ha saputo trasmetterci un messaggio politico lucido e profondo come il suo, tanto che possiamo definirlo il nocciolo di tutti i nostri contenuti e la precisa discriminante che nettamente ci separa e ci contrappone alle varie “ideologie” di matrice Hegeliana che sono state proclamate negli ultimi due secoli.

 


Purtroppo, non tutti i camerati hanno compreso e assimilato quel messaggio, ed è questo il principale motivo del persistere di incomprensioni e contrasti tra noi e dell’inquinamento di ambienti e circoli pur chiaramente nostri con tendenze ed equivoci “percolati” da falde a noi completamente estranee. Scomparsa la carismatica figura del Duce, che con la sua personalità travolgente riusciva a convogliare verso un’unica direzione le tendenze e vocazioni più disparate, caduti in guerra o assassinati quasi tutti i suoi più fedeli collaboratori, iniziato in crescendo l’assordante concerto della “cultura” asservita ai nuovi padroni, noi siamo convinti davvero che, se tutti gli uomini rimasti liberi, in Italia, avessero sempre tenuto conto di quel breve ed essenziale messaggio evoliano, tutta la nostra azione politica avrebbe avuto ben maggiore efficacia e, man mano che il regime fondato sul tradimento e sulla sconfitta dimostrava la sua impotenza e corruzione, saremmo quanto meno riusciti a rappresentare per la parte più sveglia e onesta del nostro popolo il polo della speranza e della riscossa.


 


Quel messaggio si può esprimere in poche righe, e nessuno lo ha fatto meglio che Evola stesso nel suo prezioso Orientamenti, destinato proprio ai giovani. «Nulla ha capito chi si illude, oggi, circa la possibilità di una lotta puramente politica o sociale e circa il potere dell’una o dell’altra formula o sistema, cui non faccia da precisa controparte una nuova qualità umana. Se uno Stato possedesse un sistema politico o sociale che, in teoria, valesse come il più perfetto, ma la sostanza umana fosse tarata, ebbene, questo Stato scenderebbe prima o poi al livello delle società più basse: mentre un popolo, una razza capace di produrre uomini veri, uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto, raggiungerebbe un alto livello di civiltà e si terrebbe in piedi di fronte alle prove più calamitose, anche se il suo sistema politico fosse manchevole e imperfetto».


 


Ma, a questo punto, attenzione a non trarre dal giusto criterio conseguenze errate. Che tutto dipenda dalla qualità degli uomini e non dal sistema di organizzazione sociale (contrariamente all’illusione di tutti i socialismi) non significa affatto che le istituzioni politiche, l’ordinamento giuridico, i meccanismi di accesso al potere, la qualità della vita, la fisionomia economica siano indifferenti. Tutte quelle cose sono, infatti, molto rilevanti come fattori di elevazione qualitativa o di degenerazione umana. Significa soltanto che esse vanno concepite, studiate ed attuate soprattutto in funzione della qualità umana che esse sviluppano nel popolo, e cioè delle qualità morali, intellettuali e anche fisiche di cui possono propiziare l’emergenza e l’affinamento, e delle tare e debolezze che possono controllare e reprimere.


 


 L’uomo moderno, grazie al cosiddetto progresso, utilizza a vantaggio proprio e della comunità cui è legato solo una parte minima delle proprie qualità potenziali, anzi, non di rado sono proprio quelle negative (p. es. l’egoismo e l’ipocrisia) ad assicurargli il successo. Funzione della scienza politica è, invece, quella di istaurare un sistema che porti i singoli a impiegare le proprie valenze positive, anche latenti, e a respingere come nemiche le proprie debolezze. Buono, per gli effetti qualitativi che consegue, è un sistema che assegni a ciascuno le sue responsabilità, che di ciascuno valorizzi le peculiarità e non la presunta eguaglianza, che sviluppi il senso comunitario, che nobiliti il comando come la disciplina, che abitui a conquistare ogni cosa con la fatica e la perseveranza e non reclamando diritti a tutto spiano, che ponga i giovani nella necessità di utilizzare al massimo le proprie capacità sia per sé che per il bene comune, che segua come suprema regola il rispetto assoluto per la biosfera, che protegga e rinsaldi i legami familiari, che - in altri termini - si preoccupi non di elargire comodità e “sicurezza”, ma di produrre uomini e donne equilibrati e sereni. Cattivo è il sistema che stimoli l’edonismo, la pigrizia e l’irresponsabilità, che parli sempre di diritti e mai di doveri, che premi la demagogia col potere e la piaggieria con privilegi, che privilegi la furberia anziché l’ingegno, il conformismo anziché il merito, che concepisca il potere politico non come un onere, ma come un vantaggio. Ma - direte - è la fotografia dell’attuale repubblica! Appunto.


 


Bene dice Evola: nessuna “formula” in sé può apportare benefici validi. Ma può ben farlo indirettamente, in quanto propizi quella elevazione qualitativa del popolo che è l’unica, in ultima analisi, a contare. Proviamo allora a occuparci di politica in una simile ottica, che è soltanto e squisitamente nostra, e ci accorgeremo subito che tutto il gran ciarlare che si fa su TV e giornali non è che uno sbrindellato straccetto per coprire porcherie. Lasciamolo ai festeggiatori del 25 aprile!



Di Rutilio Sermonti, www.centrostudilaruna.it


giovedì 19 febbraio 2009

Scritte sui muri: l’ultima ridicola provocazione dei sinistri di Perugia.








Mentre Forza Nuova risulta essere l’unica forza politica nazionale decisa alla lotta contro l’immigrazione selvaggia che stà infierendo barbaramente sulle fasce più deboli della popolazione, portando all’innalzamento inaudito della criminalità e all’esasperazione dei cittadini, le ultime scorie della sinistra perugina, ancora stordite dai fumi ideologici più soporiferi, tentano l’ennesima provocazione ai danni dell’unica forza di mobilitazione e di lotta in difesa del Popolo: ForzaNuova.



 



I ‘compagni’ del circolo Arci “Island”, sito in via Magno Magnini, hanno presentato alla polizia una denuncia contro ignoti per alcune scritte comparse sulle mura della loro sede.



Nell’articolo commissionato  al servizievole Alessandro Antonini, che confonde le croci celtiche con “simboli del Ventennio” (!), e pubblicato ieri sul Corriere dell’Umbria,  questi simpatici calunniatori vorrebbero darci a bere che le croci celtiche – usate per la prima volta in Italia intorno alla fine degli anni ’60- e la ridicola scritta “Legione, stile” siano “il segno di un clima di  pesante intimidazione portato dall’estrema destra nella nostra città.”



 A parte il fatto che il clima di intimidazione è ricercato, e provocato sistematicamente, dai centri sociali in tutta Italia, i gazzettieri di regime ben sanno, e dovrebbero ricordarselo al momento di redigere le loro cronache, che alcune decine di sprovveduti legati a quel mondo allo sbando si sono presentati sabato scorso in via della Pallotta, inscenando una contromanifestazione non autorizzata, e dunque illegale, contro il comizio di Forza Nuova, lanciando cori offensivi e bloccando il traffico. Nella notte precedente, inoltre, sulle mura della strada erano apparse scritte ingiuriose nei confronto del segretario di FN di Perugia Riccardo Donti.



 



 Senza mai riferirsi direttamente al nostro Movimento, il circolo “Island”e il sor Antonini, sapendo di mentire, ci tirano comunque  dentro, secondo il consueto modus operandi degli infami e dei ‘tartufi’ nostrani: subito dopo aver menzionato le loro attivita “sociali” e antirazziste, anche condotte insieme ad immigrati, i signorini di Madonna Alta, per il tramite del quotidiano umbro, rivolgono l’immancabile  e patetico “appello alla città”.



Ed eccolo infine dichiarato, per bocca di certo Maurilio Turchetti (Turchetti: nomen omen), sponsor dell’associazione “immigrati nel mondo”, il vero scopo della provocazione sinistra: riferendosi alla  “manifestazione anti-immigrati” di via della Pallotta,  organizzata sabato scorso con successo da Forza Nuova,  Turchetti  rinnova stancamente la pletora di banalità e monzogne filo-immigrazione cui ci hanno abituati da tempo Caritas, Centri sociali e intellettualoidi asserviti.



 In poche parole la sinistra perugina in via di estinzione teme l’avanzata di Forza Nuova che conquista consensi e spazi- in quanto autentica milizia di popolo- e  ne tenta la diffamazione così da potere giustificare le provocazioni prossime venture e le azioni intimidatorie.



 



Noi  inviteremmo il Turchetti a leggersi con attenzione il documentatissimo  rapporto stilato da Marzio Barbagli su “Immigrazione e sicurezza in Italia”, e pubblicato recentemente da IlMulino, se non dubitassimo lecitamente delle sue doti cognitive. In questo libro, scritto tra l’altro da uno studioso proveniente dalla cultura borghese-progressista, egli troverebbe esposta finalmente la verità su ciò che l’immigrazione ha comportato e comporta, nonché le differenze tra l’ emigrazione del passato e quella odierna.



Una volta dimostrato in maniera inequivocabile il rapporto immigrazione/criminalità e valutata l’incidenza impressionante dei reati commessi dagli immigrati, irregolari e regolari, nel nostro Paese, al signor Turchetti, non rimarrebbe, se fosse minimamente dotato di onestà intellettuale, che emigrare egli stesso e tentare di aprire una sede della sua lodevole Associazione Immigratinel mondo in qualche altra zona dell’emisfero, magari sperimentando personalmente le virtù dell’integrazione tra popoli, le cui spese ultimamente fanno unicamente le donne italiane in questo Paese.



 



E’ ormai chiaro, con le elezioni in Sardegna, che la sinistra  è giunta  al collasso in tutta Italia.



Oggi i sinistri versano in una crisi che appare senza sbocco, frutto di scelte politiche scellerate, valutazioni viziate dall’odio ideologico e unilateralmente condotte, dalla cecità politica, ad imbracciare la difesa non del popolo italiano e delle fasce sociali svantaggiate del nostro Paese, ma piuttosto quella di immigrati e gay, sbilanciate, cioè, nella difesa esclusivistica e isterica di quegli  interessi particolari che si stanno imponendo con intollerabile arroganza su quelli, universali, delle Comunità e degli Stati nazionali.



 



I sinistri di oggi si sono autoeletti ‘sceriffi’ di un ordine costituito fatto di menzogna ideologica, violenza e stupri sulle donne e sulle adolescenti italiane, sulla spoliazione sistematica del lavoratore italiano da parte del lavoratore straniero, sottopagato e non qualificato.



 Costoro si sono così dichiarati e posti dalla parte degli interessi oggettivi delle lobbies economiche internazionali fautrici della globalizzazione e del meticciato globale, che oggi porta qui da noi immigrazione selvaggia e caos sociale. Confindustria e centri sociali ancora una volta uniti nella lotta!



Come è a tutti noto, infatti,  i signorini della sinistra ‘antagonista’ (nonché assistita) sono quei figli di papà dediti non certo al culto della grigia fabbrica comunista quanto a quello, più emozionalmente remunerativo, garantito dalla verde e profumosa canapa indiana: da costoro sentirete sempre parlare di “diritti”, “progresso”, “integrazione”, di ”immigrazione-come-risorsa”, di “antifascismo”- non è un caso: sono loro i figli più intristiti e lobotomizzati del ’68, gli estimatori della decadenza e del meticciamento come forme estatiche di suprema stanchezza, di resa totale e incondizionata alla società dei consumi e al  libero scambio di uomini e merci.



 



Ma ritorniamo alle scritte.



 Legione, stile”: cosa vuol dire? Considerato il genere di utenza che frequenta “Island”, noi riteniamo che si tratti di una possibile risposta nazigay a “Dolce e Gabbana”: deve trattarsi di un nuovo marchio di abbigliamento per gay insoddisfatti della matrice politica del circolo “Island”.



Di certo non sembrano minacce, né possono essere messe in relazione con la nostra manifestazione di Sabato.



Mentre però ancora oggi vanno a fuoco i centri di permanenza temporanea di Lampedusa con fughe e scontri di massa, mentre ancora oggi minorenni straniere vengono vendute, schiavizzate e immesse sul mercato del sesso, mentre le donne e le adolescenti italiane vengono offese nella propria dignità, violentate, mentre l’invasione aumenta e la criminalità dilaga, mentre la crisi strozza le fasce deboli e il degrado stritola le periferie e intristisce i centri storici, le sinistre italiane più stordite e conservatrici  abbandonano il Popolo per consegnarsi mani e piedi agli immigrati, sperando cinicamente nel voto che domani sarà di certo loro concesso, magari con l’ausilio interessato di Lega e Fini.



Ecco infine svelato il volto più squallido dei fautori dell’immigrazione selvaggia, di destra e di sinistra: affaristi senza scrupoli, sono già pronti a svendere la dignità del Paese, l’integrità della comunità nazionale, la tutela del tessuto sociale, per coltivare quello che considerano il mercato del futuro:  l’immigrazione.



Sabato scorso a Perugia, sabato prossimo in cento città italiane - Forza Nuova  risponde cosi a chi vuole l’Italia distrutta e la sua popolazione umiliata: affermando con la mobilitazione simultanea di piazza che essa rappresenta l’unica forza politica che intende difendere il proprio popolo dagli assalti della globalizzazione economica che porta ovunque crisi e spinge masse di invasori allogeni sulla nostra terra.



Ai mitomani che fanno le scritte rivolgiamo infine noi un appello accorato: le vostre provocazioni e infamità le conosciamo bene da anni, l’unica sorpresa è che ancora la vostra grafìa murale sia di così pessimo livello, pareggiando così l’ispirazione raggrinzita da un secolo.



Articolo di Mario Cecere

La caccia agli Ufo, quattro casi italiani.

MILANO — Ammassi nero-petrolio, come se fossero prodotti da esplosioni, che appaiono ad aerei in volo. Filamenti appiccicosi denominati «capelli d'angelo», che piovono nel nord Italia. Sfere luminose, corpi conici e altri oggetti che si manifestano per aria, sono visti e vengono fotografati. O che, addirittura, finiscono al cinema: in Milano-Palermo: il ritorno, film del 2007, compare un globo bianco alle spalle di Raul Bova. Quella scena fu girata ad Allumiere, non lontano da Civitavecchia. Tanti oggetti così, un po' ovunque.

C'è un'Italia dal cielo misterioso (e non solo il cielo: pure sul territorio avvengono cose strane, spesso in concomitanza con tali avvistamenti) che fa notizia senza apparire, dal momento che di certi fatti non se ne parla. Ma questa Italia anomala esiste. Eccome, se esiste. Negli ultimi mesi del 2008 ci sono stati almeno quattro episodi da portare alla luce. Affiancandoli ad altri mai chiariti e che ci conducono nel basso Tirreno. È un'area da tempo caratterizzata da fenomeni speciali e da un intenso traffico di Ufo, o di Ovni, definizione che inquadra gli oggetti sconosciuti, depurando il concetto da suggestioni «aliene». Fino a prova contraria, almeno. Già, perché se da un lato lo stato di incertezza che aleggia su certe vicende non autorizza a sostenere che siamo frequentati da dischi volanti, dall'altro l'assenza di spiegazioni scientifiche non impedisce alla fantasia di galoppare e di pensare che se non c'è qualcosa di non terrestre che circola dalle nostre parti, allora potremmo essere in presenza di esperimenti «umani» sconosciuti, operati non si sa bene da chi.



Da che cosa cominciamo? Dall'incontro del 15 ottobre tra un velivolo di linea italiano, in crociera da Catania a Napoli alla quota di 28 mila piedi, e una massa scura aeriforme, con tanto di scia grigia che scende in basso e con un oggetto ignoto che semina l'aereo. Ufficialmente l'evento, osservato simultaneamente da terra, non trova riscontri: secondo l'Aeronautica militare non erano in corso attività di alcun tipo. Questo è il «c'è, ma non si vede». Invece il «c'è e si vede» sta, ad esempio, nell'osservazione di Ovni sul quartiere Prati di Roma, il 10 ottobre 2008, e in due avvistamenti nel Veneto. Il 16 novembre 2008 alle 11,30 un abitante di Montebelluna stava realizzando un filmato per documentare un caso di scia chimica in cielo. All'improvviso comparve un oggetto biancastro e sferico; per un po' seguì la scia in parallelo, poi virò a destra e sparì.






Non è la prima volta che gli avvistamenti sono concomitanti con il fenomeno del «chemtrails» e non è la prima volta che si registrano nel Nord-est. Ci spostiamo a Verona: 27 settembre 2008, di nuovo coinvolto un aereo civile. A ovest della città spunta un Ovni sferoidale che si sposta con moto autonomo e che viene fotografato. Palloni sonda, manifestazioni naturali, filmati falsi? È stato escluso. Sempre il Nord è stato infine caratterizzato da una pioggia di filamenti. Siamo dal 6 all'8 novembre. I capelli d'angelo, lunghi da 50 centimetri a 2 metri, cadono a Parma, Treviso, tra Milano e Pavia e in altri posti. Erano elettrizzati: acciuffati con le mani, si appiccicavano. Non solo: collocati in contenitori di vetro, si appallottolavano a gran velocità. Un caso? No. Qualcosa di simile accadde il 27 ottobre 1954: su Firenze apparvero oggetti bianchi e dall'alto scese una bambagia vetrosa i cui fiocchi si scioglievano al suolo. Sì, a volte ritornano...



Flavio Vanetti, www.corriere.it

Facebook, cancellarsi definitivamente è più difficile (impossibile)!

Secondo le nuove condizioni d’uso, Facebook può fare quello che vuole delle informazioni immesse dagli utenti. Anche quando si cancellano.


Facebook ha modificato recentemente le Condizioni d’uso che gli utenti devono accettare al momento di creare l’account, arrogandosi in pratica il diritto di disporre a piacimento di tutti i contenuti (testi, immagini, filmati) inseriti dagli utenti, anche qualora questi decidano di cancellarsi definitivamente dal social network.



Chi si iscrive concede a Facebook il diritto “perpetuo, irrevocabile, non esclusivo, trasferibile” di usare in qualsiasi modo (”copiare, pubblicare, diffondere, conservare, rendere pubblico, trasmettere, modificare” e la lista è ancora lunga) le immagini, i testi e quant’altro possa essere catalogato sotto la dicitura “User Content”, ossia praticamente qualunque cosa. Non solo: Facebook può anche concedere i contenuti in sub-licenza.



"Pazienza" - qualcuno potrebbe dire - "ci si può sempre cancellare". E' vero, ma i contenuti potrebbero non scomparire insieme all'account.





Nella versione originale delle Condizioni d’uso c’erano un paio di righe che tutelavano certi diritti degli utenti: “Potete rimuovere i vostri Contenuti Utente dal Sito in qualunque momento.” - si poteva leggere - “Se scegliete di rimuovere i vostri Contenuti Utente, la licenza concessa scadrà automaticamente, ma riconoscete alla Compagnia il diritto di conservare delle copie archiviate dei vostri Contenuti Utente”.



Ora queste righe sono scomparse, la licenza non scade più e “The Company” non ha più bisogno di archiviare alcunché, dato che può fare quello che vuole con le informazioni immesse, che non saranno mai soggette all’oblio.



Per essere ancora più chiari, una lunga lista, rubricata sotto la voce “Termination and Changes to the Facebook Service”, elenca tutto ciò che non svanisce con la chiusura dell’account e comprende pressoché qualunque attività un utente compia tramite Facebook.



In pratica i nuovi iscritti si consegnano completamente al social network che va tanto di moda e così fanno anche quelli vecchi, che a suo tempo avevano accettato le Condizioni originali.



Da sempre, infatti, le Condizioni d’uso prevedono una clausola che ne consente la modifica da parte della società senza la necessità di avvisare gli iscritti. Anzi, “Continuare a usare il Servizio Facebook dopo tali cambiamenti costituisce l’accettazione delle nuove Condizioni”.



Esiste in realtà una possibilità per mantenere il controllo sulle informazioni immesse e sta nell’essere estremamente restrittivi per quanto riguarda le impostazioni sulla privacy.



Le Condizioni esplicitano infatti che l’unico limite che Facebook si autoimpone riguarda proprio quelle impostazioni: prima di cancellarsi, quindi, sarà utile regolarle. Dopo essere usciti dal social network tutto sarà di “proprietà” di Facebook.


Tratto da: www.zeusnews.com

martedì 17 febbraio 2009

Israele riprende la colonizzazione della Cisgiordania.

Le trattative che dovrebbero portare a un cessate il fuoco duraturo tra Hamas e Tel Aviv sono tutt’altro che vicine alla conclusione. E l’incertezza dovuta alla mancata elezione di un governo di maggioranza in Israele non fa che complicare la situazione. Come se questo non bastasse, ieri le autorità israeliane hanno annunciato l’acquisizione di 17 ettari di terreno in prossimità di Gerusalemme, nell’area a nord dell’insediamento di Efrat. Una zona dichiarata patrimonio pubblico dall’amministrazione civile locale, composta da coloni israeliani, nonostante i numerosi ricorsi presentati da cittadini e istituzioni palestinesi. Un’acquisizione che rappresenta il primo passo verso la creazione di un nuovo insediamento sionista. Sebbene le nuove norme lo rendano più laborioso e complicato, infatti, sarebbe comunque possibile procedere alla lottizzazione dell’area, una volta ottenute tre autorizzazioni: quella del primo ministro, quella del dicastero della Difesa e quella del dipartimento dell’Edilizia. È necessario ricordare, inoltre, che Efrat rappresenta già oggi, con 9000 abitanti circa, l’insediamento di coloni ebrei più grande nell’area di Gush Etzion.

Un’azione sfrontata, quella delle autorità israeliane, che ha “costretto” a intervenire persino il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, che era invece rimasto in silenzio durante l’offensiva militare nella Striscia di Gaza. Il blocco della colonizzazione rappresenta, infatti, non solo un punto fermo per la stabilità del territorio, ma anche una clausola imprescindibile per il proseguimento dei negoziati tra Tel Aviv e tutte le forze politiche della Palestina. “Tornare al punto di partenza è fuori questione - ha detto Abbas ai giornalisti al termine dell’incontro con il ministro russo, Sergei Lavrov, avvenuto ieri a Ramallah - tutti i dialoghi futuri tra noi e Israele dovranno essere preceduti dal totale blocco della colonizzazione, dalla revoca completa dei posti di blocco e dal ritiro delle truppe israeliane alle posizioni che occupavano prima del 28 settembre 2000. Se le attività connesse alle colonizzazioni non verranno fermate, tutti i negoziati saranno futili e senza senso”.

Intanto proseguono le trattative per il rilascio del caporale israeliano Shalit. Una delegazione del movimento islamico che detiene il potere nella Striscia ha fatto sapere al mediatore e capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, di voler trattare la liberazione del militare solo in cambio altri prigionieri palestinesi. Ipotesi che Israele sarebbe pronto a valutare solo nel caso in cui i leader politici liberati andassero in esilio in Siria o in Libano. Secondo quanto riportato dalla tv satellitare al Jazeera, infine, l’entità sionista avrebbe chiesto all’Egitto un ritardo di qualche giorno per fornire una risposta definitiva sulla proposta di tregua. Risposta che si avrà solo dopo le consultazioni per la formazione del nuovo governo che, secondo quanto annunciato dal presidente israeliano Shimon Peres, avranno inizio mercoledì prossimo dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali delle elezioni dello scorso 10 febbraio.



Articolo di Matteo Bernabei, tratto da www.rinascita.info

Mentre i politicanti parlano...








Forza Nuova conquista spazi e consensi.











Dopo la prorompente quanto goliardica iniziativa di due sabati fa dove nel centro cittadino più di una quarantina di militanti armati di casacche gialle e palloni rompeva il muro del silenzio sulla problematica della droga nella nostra città Forza Nuova, al contrario dei partiti sia di destra che di sinistra preoccupati solo delle proprie poltrone,  sabato ha tenuto un comizio-presidio in via della Pallotta per denunciare i fatti che nelle ultime settimane sono avvenuti nel quartiere: furti, rapine e il continuo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel comizio ha preso parola il Segretario Cittadino Riccardo Donti e il Coordinatore Nazionale Paolo Caratossidis arrivato da Padova. Riccardo Donti ha fatto un quadro completo della situazione perugina denunciando anche un problema reale come quello dell’assegnazioni delle case popolari che, a Perugia, vengono distribuite soprattutto a cittadini extracomunitari. Il Coordinatore Nazionale Paolo Caratossidis, ha illustrato il problema dell’immigrazione selvaggia voluta per lo più da Confindustria e da quasi tutti gli imprenditori. Ha concluso con l’invito a riprendersi gli spazi dovuti e che Forza  Nuova, da sempre, è dalla parte degli operai, degli studenti e con tutti gli italiani che vorranno difendere una dignitosa esistenza del nostro Popolo. Forza Nuova qui a Perugia conquista spazi e consensi. Bene Così.





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