martedì 29 dicembre 2009

Per chi avesse ancora dubbi...

VENEZUELA: nasce la banca socialista.



Nella marcia di riordino del sistema bancario venezuelano, Caracas ha inaugurato ieri la nascita del Banco Bicentenario, l’istituto di credito nato dalla fusione di Banfoandes e tre banche messe sotto amministrazione controllata lo scorso mese. A fine novembre infatti, dopo una forte fuga di capitali, le autorità venezuelane avevano deciso di intervenire su sette istituti di credito privati tra i quali Confederado, Canarias, Banpro Vivienda e Bolívar Banco, tutti dell’imprenditore Ricardo Fernández, ora agli arresti. Canarias e BanproVivienda sono andate incontro a chiusura e liquidazione. Confederado e Bolívar Banco, più Banca Central, hanno costituito, assieme alla già statale Banfoandes, la nuova istituzione bancaria nazionale nata con l’obiettivo di fortificare il sistema finanziario pubblico del Venezuela.Da quando le autorità venezuelane hanno deciso di intervenire sugli istituti di credito privati rei di frodi e irregolarità nelle attività finanziarie e nell’amministrazione dei fondi, il settore finanziario è stato travolto da un vero e proprio terremoto. In totale otto banchieri sono stati messi in carcere, mentre numerosi amministratori degli istituti posti sotto tutela statale hanno avuto l’ordine di non lasciare il Paese. Il 7 dicembre una corte ha ordinato l’arresto di 27 amministratori di banca per accuse di corruzione. Nello stesso giorno il presidente Hugo Chávez assicurava che il futuro Banco Bicentenario sarebbe nato come un’entità molto solida volta a dare impulso allo sviluppo socio-produttivo della nazione, assieme al recentemente recuperato Banco de Venezuela. Nell’ambito delle inchieste sul settore creditizio privato, l’11 dicembre è stato poi incriminato l’ex presidente de la Comisión Nacional de Valores, Antonio Márquez.

All’esplosione del caso, il presidente Hugo Chávez – che senza mezzi termini ha minacciato di nazionalizzare gli istituti bancari che rifiutano il prestito ai poveri o che non aiutano sufficientemente lo sviluppo di Venezuela – aveva garantito ai correntisti delle banche liquidate il recupero dei loro depositi fino a 10.000 bolívares (4.651 dollari) per mezzo dei Fondo di garanzia dei depositi (Fogade), procedimento iniziato già qualche settimana fa attraverso lo statale Banco de Venezuela. Il 16 dicembre scorso il governo venezuelano ha restituito 228 millioni di bolívares (106 milioni di dollari) a 141.981 risparmiatori delle banche incriminate e in quell’occasione il presidente Chávez ha lodato la modifica della Ley de Bancos, realizzata il giorno prima dal Parlamento, che stabilisce l’incremento della garanzia a tutela dei risparmiatori dai 10 mila bolívares inizialmente previsti a 30 mila bolívares (quasi 14 mila dollari) e l’aumento, dallo 0,5 al 1,5%, dei fondi che le banche devono cedere al Fogade

Il neonato Banco Bicentenario, già ora il quarto istituto di credito del Paese per i suoi attivi e il quinto per l’entità dei depositi, sarà un modello di “banca socialista”. Lo si può leggere nel sito della banca, www.bicentenariobu.com, nel quale si afferma che “Bicentenario, Banco Universal riflette il nuovo modo di ‘fare banca’. Una Banca con sentimento socialista che permetterà ai venezuelani che non hanno accesso ai servizi delle banche tradizionali di identificarsi con una istituzione con un forte senso di responsabilità e inclusione sociale”. Il presidente della Sudeban (Superintendencia de Bancos y otras Instituciones Financieras), Édgar Hernández Behrens, ha reso noto ieri che il 70% del portafoglio creditizio del Banco Bicentenario verrà destinato al settore produttivo. “Attualmente la banca in generale finanzia al 70% attività commerciali e di consumo (carte di credito e crediti personali); il restante de 30% è destinato a finanziare il settore produttivo. Abbiamo convenuto sulla necessità che la tendenza venga progressivamente invertita”.

Iroshima Bravo, membro de la Corporación de la Banca Pública de Venezuela, ha affermato che “la decisione di creare questa grande istituzione bancaria è determinata dalla volontà (del governo, ndr) di proteggere i risparmi dei venezuelani”.

“Con questa grande banca lo Stato avrà una partecipazione nel sistema finanziario venezuelano di approssimativamente il 25%”, ha aggiunto la deputata venezuelana mettendo in evidenza la forza e la sicurezza che questa nuova istituzione finanziaria darà ai correntisti precisando che, con 5 mila 878 impiegati, 387 filiali in tutto il Paese, 400 casse automatiche e 132 bancomat, “questo grande istituto garantisce che tutti correntisti abbiano accesso ai loro risparmi e la sicurezza che il loro capitale sia sorvegliato dalla nazione venezuelana attraverso il governo e le sue istituzioni”.



Alessia Lai, www.rinascita.info

domenica 27 dicembre 2009

Solstizio 2009 - Monti Sibillini








AZIONE SOLSTIZIALE




















Voglio iniziare presentando una personalissima osservazione maturata a seguito di, a loro modo, istruttivi dibattiti sulla Rete, i quali premetto non ho intenzione di alimentare: ho notato che ogni volta si avvicinano al Solstizio, le menti di interessati e delatori partoriscono, con finalità più settarie che spirituali, una quantità di opinioni accostabili sui generis ad una disputa religiosa da cui si vorrebbe designare un vincitore ed uno sconfitto, e perché no aggiungo io, di pari passo non rispolverare l’antica contesa, non solo astronomica ma soprattutto metafisica, tra la teoria copernicana, eliocentrica, ed il sistema aristotelico, antropocentrico ?! La polemica è tipicamente invernale – minore appeal riscuote d’estate, probabilmente a causa delle minigonne che sanno mettere tutti d’accordo – poiché il Solstizio manifesto in dicembre casca non a caso in prossimità della Natività Cristiana, anzi no, succede l’esatto contrario … Scusate, vado contro tendenza, secondo la mia visione non è questo il “nocciolo” della faccenda.Preferisco non dilungarmi in squisite ed affascinanti argomentazioni sui Saturnali ed il simbolismo solare del Logos Gesù; per chi volesse approfondire tali – uguali – richiami alla Tradizione consiglio senza alcun guadagno le valide letture edite da Victrix ed Antroposofica. Tornando a ciò che ritengo in questo momento impellente affrontare, nelle succitate discussioni più o meno accese si agitano sempre inutili faziosità che hanno l’unico prestigio di ridurre una festa sacra, da qualsiasi parte la si guardi, a paradigma talkshowesco/calcistico. Entrambi i contendenti commettano il fatale errore di evocare involontariamente la “religione becero – idealista” studiata ad hoc per i goym inconcludenti, dediti più all’uso lapalissiano della chiassosa dialettica piuttosto della taciturna azione.





Mi coinvolge maggiormente parlare della esperienza provata tra i Monti Sibillini con Fabio e Mario, già insieme sul Gran Sasso, riuniti di proposito all’avvicinarsi della notte più lunga, culto per noi da vivere nella sua accezione Reale ovvero tra le venerate Vette, lontani anni luce dagli auguri di Buon Solstizio/Natale [sic!] apparsi su Facebook e simili.Ultimati i doverosi rifornimenti di legna e provviste partiamo direzione Norcia dove sostiamo per un ottimo pranzo, è quindi la volta di Castelluccio (m. 1452): da qui in poi proseguiamo a piedi, “sacco in spalla” e legna – 30 kg abbondanti – trascinata dentro uno zaino predisposto. Come da prassi verso le 16:00 il buio prende il sopravvento, perciò tiriamo fuori le nostre di lì in avanti inseparabili frontali e ci accingiamo a sostenere i 4 km di cammino fino alla Capanna Ghezzi (m. 1570); l’abbondante neve fresca, tra i 30 ed i 70 cm, sarà croce e delizia per le successive tre ore di faticosa e lenta marcia. Giunti allo stremo delle forze, nel piccolo ma accogliente rifugio in muratura situato sui “Colli Alti e Bassi” ai piedi del Monte Argentella veniamo rinfrancati dal fuoco acceso immediatamente per asciugare i vestiti fradici e preparare la cena. Tra risate e confronti aperti sulle tematiche a noi più care, la serata volge al termine davanti al camino con vino e grappa a suggellare il tutto. Disfiamo i nostri sacchi a pelo e senza cambiarci andiamo a dormire, non prima di essersi imbacuccati sotto spesse coperte di lana; intorno a noi la temperatura è ben al di sotto i -10° e si sà,  i rifugi di montagna non sono rinomati per la coibentazione termica delle loro pareti! La mattina seguente, all’interno di una cornice fantastica, il tiepido sole ci mostra lo spettacolo celato al nostro arrivo: il candore delle bianche colline, gli sprazzi grigio rossastri degli sparuti boschi, il silenzio della valle, impenetrabile quanto esaustivo; singolare se pensiamo che in quel medesimo frangente, a pochi km di distanza, uomini comuni stanno arrovellandosi le meningi alla ricerca dell’ennesimo regalo “originale” dentro un rumoroso centro acquisti, reso ancora più caotico dalla nevicata che noi invece consideriamo celebrazione di quiete; ancora più meraviglioso è constatare quanto il paesaggio circostante riequilibra le nostre energie donandoci, nella “pace”, ciò che avrebbe reclamato appena qualche ora dopo, nella “guerra”, la bufera di neve che stava per incombere. Il tempo di digerire un pranzo tipicamente montanaro e valutare insufficiente la quantità di legna rimasta che alle 17:00 in punto siamo pronti per tornare indietro a Castelluccio, costretti dalla nota mutevolezza meteorologica già conosciuta in agosto sulla Vetta Orientale del Gran Sasso. Come detto, incappiamo in una bufera gelida e disorientante: né percorso né sagoma di arbusto o dislivello ad aiutarci nel tragitto inverso; i fiocchi di neve quando non accecano nel turbinio del vento, lo fanno indirettamente riflettendo la luce delle torce come tanti piccoli diamanti luccicanti. Il paesaggio diventa indistinguibile, la linea d’orizzonte pure, finiamo addirittura per dichiararci smarriti, salvo poi ricevere un inequivocabile segno dagli Dei – una simbolica fonte resa visibile tra i cumuli di neve – che ci reindirizza sulla retta via.





Posso dichiarare senza mezzi termini: la richiesta di un tributo ovvero la suddetta prova di serenità, purezza, forza di volontà, dedizione al sacrificio e cameratismo, al fine di ottenere conoscenza di sé, dimostra l’azione quale causa del sapere acquisito, verum scire est scire per causas. Solo grazie alla manifestazione nello Spirito delle suddette virtù virili siamo usciti realizzati dall’indagine interiore nel Reale. Questo è stato il nostro rito di fedeltà, non fossile ma attivo, sancito nella notte più buia e nuovo inizio del Sole Invitto.



Tom - Firenze


 


Associazione Culturale Tyr Perugia








sabato 26 dicembre 2009

Primo anniversario di Piombo Fuso: Gaza è ancora devastata.

Gaza - Infopal. Un giorno che non può essere cancellato dalla memoria del mondo intero. Aerei da guerra sfrecciano nel cielo e lanciano missili e bombe sulle sedi delle amministrazioni, sulle abitazioni e sui civili innocenti. Intere famiglie sterminate, case rase al suolo, esplosioni e urla di mamme e bambini… le sirene delle ambulanze che non smettono mai di suonare.

Questa è la scena che si vive a Gaza a mezzogiorno del 27 dicembre 2008.



Quel giorno, le forze di occupazione israeliane hanno perpetrato i crimini più incredibili e orrendi contro le persone e le cose. Quella data ha segnato infatti l'inizio dell’aggressione alla Striscia di Gaza (un fazzoletto di terra di appena 360 chilometri quadrati, lunga circa 40 km e larga appena 9) sotto falsi pretesti: l'eliminazione di Hamas, votato dal popolo palestinese, e la liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato dai gruppi della Resistenza palestinese.

Ma Hamas è rimasta dov’era e Shalit non è stato liberato.



Omicidi di massa



Nello stesso periodo, oltre 50 aerei da guerra hanno attaccato più di 200 obiettivi nella Striscia di Gaza. In soli due minuti hanno distrutto la maggior parte delle sedi della polizia nella Striscia e hanno ucciso più di 220 cittadini, ferendone oltre 600.



Ma i micidiali aerei da guerra non si sono fermati lì: hanno continuato a bombardare la Striscia di Gaza per otto giorni consecutivi, colpendo le case di civili che non hanno a che fare con la Resistenza, le ambulanze, i centri dell'agenzia delle Nazioni Unite, l'UNRWA, per non parlare di scuole e ospedali, pieni di decine di migliaia di sfollati.



Dopo questi otto giorni, centinaia di carri armati e truppe di terra hanno invaso le città e i campi profughi vicini alla frontiera, cancellando interi quartieri abitati.

Secondo le statistiche delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani nella Striscia di Gaza, 11.154 sono le case distrutte dalle forze israeliane nel corso dei 23 giorni di guerra contro Gaza: 3.632 quelle distrutte del tutto, 8.522 quelle distrutte parzialmente, mentre le case danneggiate lievemente sono circa 52.000.



Interi quartieri rasi al suolo



A causa della distruzione di quelle case, decine di migliaia di famiglie adesso vivono all'aperto, senza riparo. Al momento della stesura di questo articolo, mercoledì 23 dicembre 2009, secondo un censimento delle Nazioni Unite le persone che vivono senzatetto, a seguito della distruzione delle loro case, sono 107.509, tra cui ovviamente bambini, anziani, donne...



Nonostante le numerose  promesse di diversi organismi ufficiali internazionali riguardanti la ricostruzione delle case distrutte – promesse fatte durante la ‘Conferenza dei donatori’ svoltasi a Sharm el-Shaykh, in Egitto, dopo l’aggressione israeliana a Gaza -, tali buone intenzioni non si sono ancora concretizzate. Il volume delle perdite stimate durante quella conferenza ammontava a due miliardi di dollari.





Il corrispondente di Infopal.it a Gaza ci propone un caso tra le migliaia di persone che vivono senzatetto e che attendono che questa situazione cambi, ovvero che i cosiddetti ‘donatori’ attuino le loro promesse e gli occupanti israeliani tolgano l'immorale embargo imposto alla Striscia di Gaza. Si tratta del caso della famiglia di Mohammad Khader, composta da tre membri: due femmine e un maschio, tutti affetti da malattie croniche: il fratello maggiore ha 50 anni ed è infermo, mentre le due sorelle soffrono di malattie cardiache e di problemi muscolari.



Questa famiglia ha perso la propria casa il dodicesimo giorno dell’aggressione a Gaza, quando gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato il quartiere dove abitavano, il quartiere as-Salam (la Pace, ndr), a nord della Striscia. Lì gli israeliani hanno demolito tutto, e fortunatamente la Croce Rossa ha prontamente evacuato gli abitanti del quartiere prima che venisse distrutto totalmente dagli aerei e dai carri armati israeliani.



Su‘ad, la sorella maggiore, ci ha guardato con le lacrime dell'angoscia e del dolore, ma all'improvviso ha detto ad alta voce: "Ogni giorno vengono i vari media e ci intervistano per puntare i riflettori sulla nostra sofferenza, ma non vediamo nessuno che si dà da fare concretamente. Io, mio fratello e mia sorella abbiamo bisogno di cure, in particolare la mia sorellina che ha bisogno di medicine per 250 dollari al mese, una somma esorbitante che non abbiamo e che possiamo ottenere solo attraverso l'aiuto di alcune organizzazioni locali".



Questa famiglia, che vive in una tenda di stoffa ricevuta dall'agenzia delle Nazioni Unite UNRWA, rivolge dunque un appello agli spiriti liberi di tutto il mondo affinché la aiutino a ricostruirsi una casa per proteggersi dal freddo dell'inverno e dalla pioggia che scorre sotto i loro piedi mentre stanno nella  tenda, per non parlare della mancanza di coperte adatte…



Distruzione sistematica



L’aggressione contro Gaza non si è limitata a colpire gli uomini e le abitazioni. Gli israeliani hanno distrutto intenzionalmente l'economia della Striscia di Gaza: 211 stabilimenti industriali, che vanno dalle fabbriche tessili alle ferriere, dalle industrie chimiche alle fabbriche di laterizi, oltre al  danneggiamento di ben 721 attività commerciali, che ha lasciato migliaia di persone senza lavoro.



Perciò, il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli record anche in confronto ai Paesi più poveri del mondo. Infatti, secondo le recenti statistiche delle Nazioni Unite, essa è aumentata a causa dell’ininterrotto embargo israeliano imposto alla Striscia di Gaza, al quale si è aggiunta l’aggressione dell’inverno scorso: adesso siamo al 73%, col reddito pro capite che è inferiore a un dollaro al giorno, tra l’altro ricevuto tramite gli aiuti dell'UNRWA, che fornisce sostegno a centinaia di migliaia di persone nella Striscia di Gaza.



Nemmeno i settori agricolo e dell’allevamento si sono salvati dalla brutale aggressione israeliana. I bulldozer israeliani hanno distrutto e raso al suolo 627.175 ettari coltivati, per lo più frutteti, ossia 448.298 alberi, ma anche 219 pozzi che servivano ad irrigare le colture, mentre per quanto concerne il settore zootecnico le forze di occupazione hanno ucciso 8.912 animali, tra pollame e bestiame.



E' opportuno ricordare che la Striscia di Gaza è ancora in piena rovina: nemmeno una casa è stata ricostruita come si deve, a causa dell'ignobile embargo israeliano che costringe un milione e mezzo di persone in una grande ‘prigione a cielo aperto’. Anzi, Gaza è molto peggio di una prigione, perché gli israeliani vi impediscono l'introduzione della maggior parte dei generi di prima necessità, come il latte per i bambini e le medicine, eccetto quel poco che arriva tramite le ‘carovane di solidarietà’ con la gente di Gaza che riescono sporadicamente a rompere l’embargo.



Da www.infopal.it


mercoledì 23 dicembre 2009

INFLUENZA A/H1N1: molto più pericolosa la cura del male.


Un'iniezione di menzogne!




Il vaccino antinfluenzale ha un'efficacia quasi nulla e potrebbe essere molto pericoloso per la salute. A meno che la salute in questione non sia quella delle casse delle grandi case farmaceutiche. Questo il verdetto che emerge inesorabile al termine della conferenza tenuta dal dott. Tancredi Ascani, venerdì 11 dicembre a Perugia (L'evento è organizzato dall'Associazione Culturale Tyr Perugia in collaborazione con il Gruppo Editoriale Macro e Terra Nauta). Più che una conferenza, un processo per direttissima. Il medico chirurgo perugino snocciola dati precisi, scientifici, fatti dimostrati empiricamente. Per un'ora buona va avanti ad illustrare "i 5 capi d'accusa" che inchiodano senza scampo l'imputato.



Cinque punti dicevamo. Cinque ragioni perentorie: 1)EFFICACIA SCARSA O NULLA dei vaccini in genere, tesi dimostrata, come ci tiene a sottolineare il dott. Ascani da numerosi studi. Le vaccinazioni causano anzi un forte abbassamento delle difese immunitarie. 2)INSUFFICENTI PROVE SULLA SICUREZZA DEL VACCINO, il quale ha ricevuto l'autorizzazione solo in virtù di "circostanze eccezionali" (come recita il foglietto illustrativo del farmaco), ossia senza aver rispettato le normali tempistiche e procedure per verificarne efficacia e controindicazioni. Le eccezionalità non finiscono qui: le case farmaceutiche hanno ottenuto, in estate, l'impunità da eventuali danni causati dal vaccino. E non basta: per la prima volta in Italia, per il vaccino antinfluenzale sarà necessario firmare un documento in cui si sollevano operatori sanitari e ASL da responsabilità su eventuali effetti collaterali (già verificatisi in vari paesi).3) VACCINO POTENZIALMENTE MOLTO PERICOLOSO. Tiomersale, formaldeide, squalene: tutte sostanze potenzialmente molto pericolose. Lo squalene, per esempio, "è fortemente sospettato di provocare gravi malattie autoimmunitarie e neuro degenerative". Preoccupazioni eccessive? Non lo dite in Germania, dove ministri ed esercito riceveranno un diverso tipo di vaccino, privo dell'adiuvante allo squalene. 4)L'INFLUENZA A E' POCO AGGRESSIVA, 10-20 volte meno letale della comune influenza stagionale. I casi di decesso riguardano quasi esclusivamente persone già gravemente ammalate. In Australia, dove il picco influenzale è già terminato essendo l'inverno ormai alle spalle, l'influenza ha causato molti meno morti di una normale influenza. Tutto ciò senza che fosse somministrato il vaccino. 5)LA VACCINAZIONE DI MASSA POTREBBE FAVORIRE LA MUTAZIONE DEL VIRUS. Quanto sostenuto dal dott. Ascani non è frutto di catastrofiche deduzioni personali, ma argomentazioni documentate, basate sulle più attuali ricerche, e condivise da moltissimi medici. Da quali medici? Quelli che "davanti alle televisioni non possono parlare", come riferisce il dott. Ascani, "perché in Italia siamo bene lontani dall'avere un'autentica libertà di stampa ed espressione". Parliamo di cifre da capogiro, un giro d'affari colossale che fa dell'industria farmaceutica una delle poche che, in tempi di crisi, chiude sempre con il segno positivo. Mucca pazza, Saars, aviaria, suina ecc...: un unico ceppo, il medesimo virus. Intorpidisce le menti, paralizza i pensieri: è l'influenza mediatica, manipolazione di massa. "Evitate le fonti di contagio, spegnete la tv".



Di Francesco Casaburi,
http://perugiafreepress.wordpress.com

domenica 20 dicembre 2009

SOL INVICTUS













"L'inizio esoterico dell'anno si celebra al Solstizio d'Inverno, quando si depone un 'seme' sotto terra, un'idea, un progetto e si esprime un proposito da  attuare nell'arco dell'anno. All'Equinozio di Primavera, se lo abbiamo  protetto e nutrito bene, uscirà dalla terra e apparirà alla luce del sole." (Cit. in "Le porte di Luce",  Edizioni Synthesis)


Julius Evola sosteneva che vi sono riti e feste, sussistenti ormai solo per stanca consuetudine nel mondo moderno, che si possono paragonare a quei grandi massi che il movimento delle morene di antichi ghiacciai ha trascinato dalla vastità del mondo delle vette fin giù, verso le pianure.  Tra tali riti vi sono le ricorrenze come il Natale ed il Nuovo Anno che rivestono oggi, prevalentemente, il carattere di una placida o consumistica festa familiare. Al contrario di quello che si possa pensare oggi, tali feste sono ritrovabili già nella preistoria e in molti popoli con un ben diverso sfondo, incorporate da un significato cosmico ed universale. Molte volte, se non da chi non lascia nulla al caso, passa inosservato il fatto che la data del Natale non è dovuta ad una particolare tradizione religiosa, quale quella cristiana in Occidente, ma è determinata innanzitutto da una situazione astronomica peculiare: quella definita, appunto, del Solstizio d’Inverno. Per l’uomo della Tradizione ogni fenomeno cosmico è simbolo spirituale che produce effetti nelle profondità della mente e del corpo dell’uomo. Quando l’acqua fredda cade, si arrotonda in neve e si irrigidisce in ghiaccio è arrivato il tempo d’inverno e il nostro cammino si arresta per una attimo alla porta sacra del Solstizio: qui siamo posti, dunque, innanzi all’oscuramento  del Principio solare nel mondo. L’anima insorge quando la luce del Sole non da più supporto alla forza del corpo e non nutre le sottili spire dell’anima ed è proprio allora che ogni uomo dovrebbe concentrarsi su ciò che deve compiere, sugli anagrammi della vita che deve sciogliere, su quello che può trasformare dentro di sè e nel ristretto ambiente in cui vive,  su ciò che può imparare dagli altri: meditare per realizzare. Il Solstizio d'Inverno è il nuovo inizio, l'avvio del ciclo. Dal punto di vista esoterico, vale a dire dal punto di vista che custodisce all’interno del microcosmo umano un riflesso e una scintilla di luce del macrocosmo divino, il Solstizio e’ celebrato come l’annuncio del rinnovamento esteriore ed interiore della Natura e dell’Uomo. E' il momento più propizio, dunque, per ‘piantare’ nella nostra mente e nel nostro cuore il ‘seme’, per formulare fermamente quel proposito che determinerà la qualità del prossimo anno allontanando dal nostro animo il rancore, la paura e le invidie che ci bloccano all’ombra della luce.


Note:

Julius Evola in “Simboli della tradizione occidentale”, Arktos, 1989


Fabio Polese, Free Press Perugia



giovedì 17 dicembre 2009

Sosteniamo la Comunità Solidarista Popoli. ORDINATE!







Sono disponibili pandori di prima scelta, confezioni di vino, tisane, libri fotografici, sciarpe artigianali del popolo Karen e lampade solstiziali in terracotta. Tutto il ricavato andrà a sostegno dei progetti della Comunità Solidarista Popoli in Birmania e nella striscia di Gaza.



Per informazioni nella zona di Perugia: controventopg@libero.it

Copenhagen: Chavez urla, salvate il mondo non le banche!

Cifre ''astronomiche'' elargite dai Paesi ricchi per ''salvare banche e banchieri'' e tanto poca generosita' per la lotta ai cambiamenti climatici: ecco il mondo di oggi, nel quale ''lo spettro del capitalismo'' avanza a tappe forzate per ''devastare il pianeta''. Anche oggi non ha deluso il presidente venezuelano Ugo Chavez con il suo intervento al vertice dell'Onu in corso a Copenaghen.



Un discorso focoso come sempre, accolto da tanti applausi e diverse perplessita', ma certamente ascoltato con attenzione dalle migliaia di delegati presenti nella capitale danese. Parole dure contro ''l'imperialismo mondiale'' che regna ancora indisturbato, e il presidente Obama, atteso anch'egli al vertice di Copenaghen. Parole che hanno pero' avuto il merito di dare un soffio di energia ad un'assembblea - oggi come mai - avvolta da un pessimismo che a tratti sfiora la depressione.



Il tutto mentre le Organizzazioni non governative (Ong) lanciano un grido d'allarme e chiedono ai leader uno scatto di reni, una manifestazione di ''coraggio'' per salvare il pianeta sapendo pensare al futuro. E' questa la parte piu' emotiva di questo appuntamento ciclopico voluto dall'Onu a Copenaghen: un vertice diviso tra l'oscuro lavoro di tecnici e sherpa che lavorano ad un documento gonfio di pagine (circa 60) e cifre ed i giovani che manifestano all'esterno tra musica e lacrimogeni. Un vertice che ha lasciato fuori tanti delegati ed osservatori, sinceri ambientalisti che tremano all'idea di un fallimento di 'Cop15', come e' stato chiamato questo summit.



In questo quadro - e in attesa dei leader europei e del presidente americano - oggi si sono sentite chiare e forti le voci alternative dell'America latina: ''dobbiamo smetterla con il sistema capitalistico, con questo modello economico - ha fatto eco a Chavez il presidente boliviano Evo Morales - se vogliamo veramente salvare la terra ed il mondo''.



Meno politiche ma altrettanto drammatiche le parole del capo della delegazione di Tuvalu, il piccolo arcipelago del Pacifico che rischia di sparire con l'aumento dei livelli dell'oceano: ''mi sembra che ci troviamo sul Titanic e che stiamo affondando rapidamente'', ha detto con un efficace paragone con la famosa nave da crociera, Ian Fry, diventato il simbolo della battaglia dei piccoli stati-isola piu' vulnerabili al cambio climatico. ''Ma noi non possiamo lanciare delle boe di salvataggio perche' l'equipaggio ha deciso che noi non affondiamo e ci servono delle consultazioni informali per decidere se si affonda o no'', ha aggiunto. Una ironia amara che Ian Fry ha voluto chiudere cosi': ''e' tempo di mettere in mare le scialuppe di salvataggio. E' tempo di salvare il processo''.



Una giornata di stallo, ''persa'', dicono alcuni. E che il primo ministro del Lesotho nonche' capo dei Paesi meno sviluppati, Pakalitha Mosisili, ha cosi' sintetizzato: noi ricordiamo rispettosamente ai Paesi ricchi che voi avete la responsabilita' di raggiungere un buon accordo. Ma noi, i Paesi poveri, abbiamo il diritto di rifiutare un cattivo accordo e noi non firmeremo un patto suicida''.



www.ansa.it

martedì 15 dicembre 2009

Influenza A: Fazio, Italia studia supervaccino.

ROMA - L'Italia emerge come Paese "virtuoso" della prima partita contro la pandemia, che sembra giunta a un pausa ma che non è affatto chiusa, e si prepara a studiare un vaccino potenzialmente universale, un jolly capace di combattere i tanti virus che di anno in anno scatenano l'influenza stagionale così come un'eventuale futura pandemia. A dare l'annuncio è stato oggi a Roma il viceministro del Welfare Ferruccio Fazio, in occasione della presentazione del libro sulle ricerche condotte dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss) negli ultimi 10 anni, realizzato da agenzia ANSA e Iss.



"Un libro che dà la misura dell'importanza dell'istituto Superiore di Sanità nella vita del Paese", ha osservato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ha presentato il volume assieme agli ex ministri della Salute Livia Turco, Francesco Storace e Girolamo Sirchia, al presidente dell'Iss Enrico Garaci e al direttore dell'ANSA Luigi Contu. Uno dei prossimi traguardi della ricerca condotta dall'Istituto Superiore di Sanità è particolarmente ambizioso: punta a realizzare un vaccino universale "teoricamente attivo contro tutti i ceppi dei virus influenzali", ha spiegato Fazio. Si punta cioé a sviluppare una sorta di "supervaccino", ugualmente valido per tutte le influenze stagionali e future pandemie.



"L'Istituto Superiore di Sanità - ha aggiunto il viceministro - sta diventando il braccio destro del ministero per studiare vaccini innovativi validi per tutte le forme di influenza". Un bersaglio importante della ricerca sarà una proteina (l'emoagglutinina) che tutti i virus influenzali usano come arpione per ancorarsi alle cellule dell'apparato respiratorio e invaderle. E' positivo, intanto, il primo bilancio sulla pandemia: "per ora abbiamo speso meno di tutti gli altri Paesi Europei e abbiamo ottenuto i risultati migliori", ha rilevato Fazio. "La spesa pro-capite per i vaccini in Italia è stata inferiore a quella di Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Canada" e "abbiamo ottenuto buoni risultati anche in termini di contenimento dei decessi". E' presto, comunque, per trarre conclusioni: i casi stanno diminuendo e così le morti, ma la pandemia non è ancora finita. Per debellarla non bisogna abbassare la guardia e proseguire con le vaccinazioni: "tutti i Paesi - ha rilevato il viceministro - sono concordi che tutte le pandemie devono essere eradicate con le vaccinazioni".


www.ansa.it


"Si tratta dell'ennesimo grave errore di un ministero che ha ampiamente dimostrato la sua fallacia e continua a impostare strategie terapeutiche inutili, dannose e costose con grande sperperio di denaro pubblico. Si da inoltre un messaggio sbagliato alla gente che invece di iniziare un percorso migliorativo del proprio igiene comportamentale di vita (alimentanzione corretta, attività fisica, allontanamento da fonti di stress ecc) si illuderà che un vaccino possa risolvere tutto. Nel 1992 venne preparato un "supervaccino" antimorbillo destinato al Terzo Mondo che venne ritirato dopo breve tempo perchè aumentava del 20% la mortalità pediatrica. Ma a quanto pare l'esperienza di errori già vissuti non serve a nulla."


Dr. Tancredi Ascani, www.omeosan.it

lunedì 14 dicembre 2009

Comunicato Stampa - Influenza A/h1n1 e vaccino.

Si è svolta con successo la conferenza dal titolo "Influenza A/h1n1 e vaccino, paura, fantasia e realtà", organizzata dall'Associazione Culturale Tyr Perugia in collaborazione con la Macro Edizioni e Terra Nauta nella serata di venerdì 11 dicembre presso l'hotel La Rosetta di Perugia, nel corso della quale il Dottor Tancredi Ascani ha affrontato questioni relative alla campagna di vaccinazione in atto per la cosiddetta "Influenza suina". "Il dottor Ascani - afferma il vicepresidente dell'Associazione Tyr, Fabio Polese - ha esposto in maniera chiara e competente, dati scentifici alla mano, tutte le problematiche relative alla pericolosità del vaccino, oltre che della sua sostanziale inutilità". Nel corso dell'incontro si è inoltre dibattuto sulla gestione della pretesa emergenza sanitaria, partendo dal ruolo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità fino ad arrivare allo scarsissimo numero di medici che decidono di vaccinarsi. "Occasioni come questa - continua Polese - sono secondo noi fondamentali per fornire al cittadino tutti gli elementi necessari per poter prendere decisioni su questioni così importanti e poter valutare con occhio critico ciò che l'informazione di massa ci propone; la "psicosi" dell'influenza suina è un esempio lampante di disinformazione realizzata ad arte per favorire le grandi multinazionali del farmaco a discapito della salute dei cittadini. Da parte nostra - conclude Polese - ringraziamo il Dottor Ascani e tutti i partecipanti, e contiamo di proseguire al fianco della gente su questa strada, con quella che noi chiamiamo "controinformazione", convinti che un altro modo di fare informazione sia possibile e necessario".



Associazione Culturale Tyr Perugia

www.controventopg.splinder.com

Cuoi e buoi dei paesi tuoi .

Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar. Chi non l'ha sentita canticchiare almeno una volta nel corso della sua vita, un motivetto canoro ormai di vecchia data che ricorda un'epoca ormai passata in cui chi era giovane sognava di andaresene via dall'Italia per trovare un posto di lavoro. Forse l'anno venturo qualche rapper italiano (confido in Fabbi Fibra) proporrà un rifacimento musicale all'industria discografica per lo scenario italiano, magari qualcosa del tipo "Mamma mia dammi 1000 euro che all'estero me ne voglio andar".  L'Italia è stata assogettata al dictat delle privatizzazioni e della concorrenza sleale: si è fatto l'impossibile per distruggere quello che è stato costruito dal dopoguerra ad oggi, soprattutto il cosidetto vantaggio competitivo italiano non esiste più. Interi distretti industriali messi in ginocchio e decimati per aver abbracciato il pensiero globalizzante.



Mi fanno ridere queste farse politiche (rosse, nere, azzurre e verdi) che ora lanciano moniti sui livelli occupazionali in Italia, mi sembra di vedere una banda di piromani che grida "al fuoco, al fuoco".  Nessuno di loro è più attendibile o credibile, spero che presto uno tsunami elettorale li spazzi via nel dimenticatoio per sempre, assieme a tutte le loro beghe di partito e le deliranti notizie di gossip. Ho intervistato in questi giorni alcuni imprenditori dei distretti conciari italiani, Arzignano (Vicenza) e Santa Croce sull'Arno (Pisa): ormai non hanno più lacrime per piangere. Migliaia di imprese non esistono più, cancellate anagraficamente come i database colpiti da un virus informatico. Siamo forse l'unico paese al mondo che non si difende, che consente l'ingresso indiscriminato tanto di lavoratori quanto di merci (alimentari e non) che compromettono sia i postii di lavoro italiani e sia i prodotti tipici italiani. Chi si approvigionava del prodotto finito italiano adesso si rivolge altrove per prodotti meno costosi realizzati in Oriente, con inquietanti interrogativi sullo sfruttamento degli allevamenti intensivi e sull'inquinamento ambientale. A questo bisogna inoltre aggiungere tutti gli imprenditori conciari che continuano a fare "resistenza" confidando nella vocina interiore che suggerisce loro di resistere perchè la cosidetta "crisi" presto finirà. Per resistere sono disposti a iniettare a fondo perduto denari e risparmi che avevano accantonato negli anni prima ritenendo che in un prossimo futuro lo scenario migliorerà. Certo che muterà, ma in peggio. Purtroppo anche loro finiranno male nonostante le loro buone intenzioni.



In Italia si è verificato proprio questo: fino a quando la torta era grande, c'era spazio e successo per tutti, mentre ora che siamo passati da un mercato concorrenziale ad uno competitivo, si è vista la differenza tra chi sa fare impresa e chi è imprenditore improvvisato.  Ormai le cronache imprenditoriali si sprecano: anche il distretto della concia verrà sacrificato e centinaia di migliaia di posti (tra diretto ed indotto) saranno polverizzati. Purtroppo non si recupereranno mai più. A questo punto vorrei sapere come si dovranno riciclare o reinserire le persone che si troveranno senza occupazione.  Alcuni giorni fa rincasando in treno, ascoltavo di nascosto le conversazioni di un gruppo di studenti universitari di Milano, che idealizzavano sul loro radioso futuro (secondo le loro aspettative) e sulla loro futura professione (e remunerazione). Poveri illusi. MI sembrava di ascoltare le esternazioni ed i sogni plagiati dei partecipanti di "Amici" condotto da Maria De Filippi.  Inutile arrabbiarsi con queste generazioni di ragazzi, poco più che ventenni.  La colpa non è loro, ma eventualmente dei loro stessi genitori, che hanno appoggiato ed osannato tanto a destra quanto a sinistra falsi profeti (da Prodi a Berlusconi), i quali hanno svenduto il futuro di questo paese e compromesso il benessere delle future generazioni.



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domenica 13 dicembre 2009

Pax Americana

Scandaloso?

No. L’onorificenza elargita a Oslo è politicamente corretta.

Barack Obama ora siede nell’empireo con altri insigni amanti della pace.

Con Menachem Begin e con Henry Kissinger, per fare un paio di nomi di suoi recenti predecessori amanti della pax israelo-americana.

Oppure, forse, di lui, si è premiata l’evanescenza armata che fu anche quella di Al Gore o di Jimmy Carter.

O l’obbedienza al ruolo di portaparola dei poteri atlantici nella gestione degli “affari” internazionali, virtù conclamata per Ahtisaari, per El Baradei e per Kofi Annan.

O il suo premio è per la Nullità e l’Incapacità, come fu per Gorbaciov.

Mah, lo spettro delle possibili motivazioni è assai vasto, ed è impossibile analizzarlo. Raggiunge tutte le varianti dell’idiozia umana.

Certo è che tra i cosiddetti “nobel per la pace”, fatti salvi il primo e tutti quelli conferiti per l’effettiva solidarietà tra le genti, esiste una pletora di “insigniti” che lo hanno guadagnato con le armi e con il terrore bellico.

Ne sa qualcosa l’urna vuota di Folke Bernadotte, inviato della Società delle Nazioni in Palestina e abbattuto nel ‘48 dagli israeliani sui cieli di Gerusalemme. In sua memoria, forse, presto qualcuno offrirà un Premio Nobel per la Pace collettivo a tutto l’esercito israeliano, nato dalla fusione delle tre organizzazioni terroristiche sioniste Irgun, Stern e Palmach.

Come dichiarato ieri da Obama, infatti, la guerra può essere “moralmente giustificata”. Anche quelle di aggressione e di sterminio nel Vicino Oriente.



Di Ugo Gaudenzi, www.rinascita.info

Intervista a Franco G. Freda.

Cos’è per lei Piazza Fontana? «Il mio predicato criminale. Farò una ri­chiesta alle autorità per aggiungerlo al mio nom de plume, Luciano Lìcandro. Voi­là: Luciano Lìcandro di Piazza Fontana. Le piace? Suona bene?».

Sempre innocente? «A questa domanda hanno già rispo­sto, autorevolmente, le corti di Catanzaro e Bari. Non si abbia l’insolenza di fingere che questa risposta che dichiara la mia non responsabilità criminale non sia stata data».



Riconosce qualche altra accusa? «Sì, l’attentato che da oltre cinquant’an­ni muovo alla visione del mondo della de­mocrazia».



«Se Freda dicesse la verità», dice il giu­dice Stiz che per primo ha indagato su di lei. «L’unica verità è che sono stati lo­ro: Freda e Ventura». Lo raccontano le sentenze. Cos’è per Freda un giudice, una sentenza? Cos’è la giustizia terrena? «Un giudice è un attaché dell’ordine giudiziario che si sente ministro sacerdo­tale della giustizia. Se la politica è la conti­nuazione della guerra con altri mezzi, la politica giudiziaria, con le sue sentenze, è anch’essa prosecuzione della guerra, gio­cata attraverso la posologia delle sanzioni. Una sentenza è una battaglia. Ma la guerra continua. Non può esaurirsi, impastata com’è di essa la vita.Giustizia è subordinazione dei peggiori ai pochissimi migliori: della massa dei peggiori ai po­chissimi migliori. E’ regime castale. E’ sot­tomissione ai ‘belli-e-buoni’. Non è certo intrisa, la giustizia, di ipocrita bava senti­mentale».



Una strage di Stato. Servizi, copertu­re, depistaggi, strategia della tensione. Cosa ne pensa? «Penso che riesca a darsi da solo la ri­sposta circa l’imbecillità di questo assem­blaggio di elementi, che può giustificarsi solo nel disordine di una rissa politica, cui non è di mio gusto partecipare. Chi ha for­mulato simili ipotesi parla di verità, ma in realtà non la persegue, voglioso di coltiva­re solo il proprio ‘particulare’ interesse. La sua è strategia di astensione dalla veri­tà».



Se qualcuno ha voluto la strategia del­la tensione per creare un nuovo ordine di idee, un cameratismo antisovietico, ha fallito. Non crede? «In qualsiasi comportamento umano c’è tensione. Forse oggi non più, tant’è ve­ro che si ricorre a sostanze psicotrope per eccitarla, oppure ai transessuali. Oggi la tattica è quella dell’entropia, della catato­nia, dell’abbassamento, dell’estenuazione. Io fin dall’adolescenza mi sono riconosciu­to in un sentimento e in una idea del mon­do radicalmente ostili alla democrazia, ov­vero all’egualitarismo, ossia al cristianesi­mo, dunque alla modernità nel suo com­plesso, alla decadenza che la connota. Vi­vendo questa ostilità, ho colto in quei regi­mi castrensi del secolo scorso, meglio no­ti come fascismi, delle forze di reazione, delle insurrezioni contro la decadenza, germinate, tutta­via, dal suolo della moderni­tà. Per impiegare una metafora: nell’autunno della decadenza, i fascismi hanno avuto il significato di una ‘estate di san martino’, che, alla fine, è un preludio alla caduta».



Che sistema ne è uscito secondo lei? « Ma è possibile che lei non avverta quanto la sua domanda sia anacronistica oggi, di fronte al nuovo paesaggio che si disegna, di guerre razziali, di conflitti etnici? Continua a parlare di assetti sociali, di antagonismi ideologici, di istanze distributive di ricchezza, mentre osserviamo le convulsioni, l’agonia in cui si dibatte la nostra razza?



Chi è Franco Freda? «E’ un uomo che ha agito come ha il do­vere di comportarsi un soldato politico, un miliziano, quando combatte dietro le linee nemiche. In questo caso, quelle della democrazia. La sua linea di condotta rima­ne quella cantata da Bertold Brecht, ebreo comunista di rango. Nella mia parafrasi: ‘Chi combatte per il sentimento e l’idea del mondo in cui si riconosce deve conti­nuare la battaglia e interrompere la batta­glia; dichiarare la verità e celare la verità; protendersi e ritirarsi; irrigidirsi e piegar­si da giunco fino a che la corrente non sia passata. Chi combatte per il senso e l’idea del mondo in cui si riconosce ha tra tutte una sola divisa: nulla tralasciare per com­pierli e realizzarli’. La mia vocazione è quella dell’uomo che abbia dignità e ri­spetto di sé».



Ordine Nuovo: un movimento, un’idea, un’illusione o cosa? «Niente. Ma non il niente del nichili­smo. Proprio niente, aria fritta».



Carlo Maria Maggi (il dottore venezia­no di Ordine Nuovo) dice: non c’erano contatti con i padovani, ci si detestava. E’ vero? «L’aria fritta si può detestarla?».



Maggi dice anche che secondo lui la pista più probabile è Valpreda. Come la vede? «Mi scusi, ma l’espressione aria fritta non esaurisce il tutto del niente?».



Secondo l’agente Spiazzi invece, sareb­bero stati gli americani. Tutti dicono la loro. Le viene da ridere? «Ci sarebbe da piangere quando i latrati e i guaiti della canaille raggiungono la lu­na».



Cos’è una strage di gente comune? «Si rivolge a me? Perché non ai dirigen­ti del Pentagono, che hanno pianificato le stragi, l’altro ieri in Serbia, ieri in Iraq, og­gi in Afghanistan? Per non ricordare Hiro­shima, Nagasaki, Dresda, la Palestina… Perché loro non sono testimoni di Evola, ma di Yahvè?…»



Piazza Fontana le ha cambiato la vita? «Non confonda il fatto con la sua proie­zione giudiziaria, processuale. Quest’ulti­ma mi ha imposto quattordici anni di clau­sura, che per me ha significato una guerra di posizione, un radicamento nella mia li­nea di fronte».



Sopporti l’ultima domanda borghese: chi è stato? «E lei sopporti questa massima di Shakespeare: ‘I segreti si affidano al cuo­re, non alla lingua’. E se per assurdo io avessi un segreto, lo affiderei alla sua gaz­zetta cursoria?».



Andrea Pasqualett, “Corriere del Veneto”, 12-12-2009